27/11/2015 - 28/11/2015
Proiezione unica ore 21
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Tutti al cinema, una settimana così ricca – con tre film da vedere assolutamente – non capiterà più. “Marguerite” del terzetto è il meno clamoroso, il meno annunciato da titoloni sui giornali, il meno prevedibile. Lo abbiamo scoperto alla Mostra di Venezia, dove avrebbe meritato almeno uno dei premi convogliati sull’America latina da Alfonso Cuaron, il regista messicano presidente della giuria. Avrebbe meritato anche una Coppa Volpi: Catherine Frot, nella parte di una cantante d’opera stonatissima, recita e strazia le arie in maniera sublime, cento volte più brava di Valeria Golino in “Per amor vostro” di Giuseppe Gaudino.
Marguerite sta per Marguerite Dumont, ricca signora francese che tiene inascoltabili concerti di beneficenza per gli amici, così impressionati dalla sua generosità verso gli orfanelli che la applaudono fino a spellarsi le mani (il marito, un po’ imbarazzato ma incapace di contrariarla, stacca i fili dell’automobile e si sporca le mani di grasso per giustificare il ritardo). Una soprano stonata è esistita davvero, nell’America degli anni Quaranta. Si chiamava Florence Foster Jenkins, a testimonianza esistono i dischi dove strazia l’aria della Regina della Notte, dal “Flauto Magico” mozartiano, e altri brani celebri. Su di lei esiste anche un film diretto da Stephen Frears con Meryl Streep, presentato in questi giorni al Toronto Film Festival. Senza averlo visto, siamo pronti a scommettere: non potrà essere meglio della Marguerite di Xavier Giannoli, che abilmente trasporta la vicenda nella Francia degli anni Venti. Ne fa un film sullo spettacolo, c’è perfino un capoclaque figlio d’arte che spiega i segreti del mestiere: un fischio ben piazzato aiuta più degli applausi (lo sa perché il nonno fischiò Victor Hugo). Ne fa un film sulle illusioni, e la felicità che procurano: Marguerite si commuove agli applausi, si fa fotografare con l’elmo e le trecce di Brunilde, si fa adorare dal maggiordomo nero (che intanto distribuisce tappi per le orecchie al resto della servitù, Madame sta provando). Finché decide di esibirsi fuori dal recinto, complice un tenore in disgrazia. Adorabile e azzeccato, come i costumi, i pavoni, gli spettacoli rivoluzionari.
Mariarosa Mancuso – Il Foglio
Credersi soprano, scoprirsi trombone. Povera Marguerite, in cui riecheggia l’ereditiera Florence Foster Jenkins (va di moda, al biopic sta lavorando Stephen Frears con Meryl Streep): ipocrisia, crudeltà, meschinità, quanto ci turlupiniamo e ci facciamo turlupinare da altri? Siamo negli Anni 20, le note stonate di Marguerite (Catherine Frot, super) sono l’elefante che nessuno vuole vedere in un negozio di cristalli: il marito ex nobile ha altro per la testa e la tiene buona, i cortigiani dissimulano e perculano, finché un giornalista non squarcerà il velo.
Colpevolmente snobbato a Venezia 72, il francese Xavier Giannoli canta la grandeur e stecca volontariamente, riservando allo sciovinismo patrio un trattamento peggiore dei Mozart, i Verdi e i Puccini storpiati da Marguerite. Si ride, ci si commuove, perché gli inganni, e gli auto-inganni, della nostra casta diva non inficiano un’attualissima comédie humaine. Commedia in costume e di costume, canterina e volubile, amara ed emozionante: come la vita.
Federico Pontiggia – Il fatto quotidiano
Regia:
Xavier Giannoli
Sceneggiatura e dialoghi
Xavier Giannoli
Scritto in associazione con
Marcia Romano
Fotografia
Glynn Speeckaert – SBC
Montaggio
Cyril Nakache
Mix suono
François Musy
Scenografia
Martin Kurel
Costumi
Pierre-Jean Larroque – AFCCA
Musiche originali
Ronan Maillard
Produttore esecutivo
Christine De Jekel
Origine
France, Czech Republic, Belgium
Durata
127’
Distribuzione italiana
Movies Inspired