Se solo fossi un orso

Baavgai Bolohson


22/03/2024 - 23/03/2024

Proiezione unica ore 21

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Regia: Zoljargal Purevdash
Interpreti: Battsooj Uurtsaikh - Ulzii, Nominjiguur Tsend - Tungaa, Tuguldur Batsaikhan - Erkhemee, Batmandakh Batchuluun - Garig, Ganchimeg Sandagdorj - mamma, Batsaikhan Battulga - Sharka, Urnukhbayar Battogtokh - Monkhoo
Origine: Mongolia, Francia, Svizzera, Qatar
Anno: 2023
Soggetto:
Sceneggiatura:
Fotografia: Davaanyam Delgerjargal
Musiche: Johanni Curtet
Montaggio: Alexandra Strauss
Produzione:
Distribuzione:
Durata: 99


Ulan Bator. Ulzii (Battsooj Uurtsaikh) vive con la madre, due fratelli minori e una sorellina in una yurta (tenda tradizionale delle steppe) nella periferia estrema della capitale della Mongolia. Orfano di padre, intelligentissimo e portato per la fisica, il giovane protagonista, orgoglioso e tenace, lotta contro la povertà per affermarsi e badare alla sua famiglia, in un mondo oscillante tra una più che presente dimensione premoderna e il bisogno di innovazione. Presentata a Cannes nella sezione Un Certain Regard nel 2023, l’opera prima della regista Zoljargal Purevdash (1990) dimostra già una coscienza narrativa sicura che ha il merito di aprire una finestra su un paese inedito per gli spettatori europei. La Purevdash riesce nei suoi intenti di descrizione psicologica e sociale costruendo il film con forti dicotomie tra yurte e città, scuola e famiglia, legalità ed illegalità, passato nomade e presente sedentario, lasciando aperta una prospettiva in più verso l’esterno, nel mondo globalizzato. La caratterizzazione dei personaggi è aiutata dal passo meticoloso, paziente e costante delle immagini, con uguale attenzione alla parte strettamente narrativa quanto ai tempi morti dell’intreccio, in cui si mostra la solitudine di Ulzii spesso isolato nel fotogramma. È un film lento ed equilibrato, in piena sintonia con l’ambiente descritto, le dinamiche, le credenze e i costumi mostrati.
Ciak – Antonio Canzoniere

«Ulan Bator è la capitale più inquinata al mondo perché più del 60% dei cittadini vive nel distretto Yurte dove non ci sono riscaldamenti e infrastrutture, devono quindi bruciare carbone per sopravvivere al brutale inverno a -35°C. Nel 2016 abbiamo avuto la prima grande protesta contro l’inquinamento atmosferico con lo slogan “Distruggi l’inquinamento”. I social media erano pieni di post e commenti di odio e i manifestanti erano piuttosto duri nei confronti dei cittadini dei distretti Yurte. Sono una cittadina del distretto. Non conosco nessuno che bruci carbone per avvelenare l’altra parte della città. Ciò che respiriamo non è fumo, è povertà. Sono piuttosto sorpresa che molte persone nella nostra città non lo capiscano e vogliano semplicemente che scompariamo invece di protestare per soluzioni come i pannelli solari o nuove centrali elettriche. Viviamo nella stessa città e abbiamo gli stessi problemi, ma non comprendiamo il dolore e la gloria l’uno dell’altro. Ma allora come possiamo risolvere i nostri problemi insieme? Volevo quindi fare un film su un adolescente che vive nel quartiere della Yurta e ha un sogno luminoso sul futuro ma è fortemente influenzato dal rapporto con la sua famiglia e dalle sue condizioni sociali. Volevo che la mia gente capisse, sentisse e abbracciasse ogni lotta e gioia reciproca attraverso questo film. Quindi la maggior parte della mia sceneggiatura nasce dal desiderio di essere capiti, o di lasciare comprendere il dolore di qualcuno. Ho fatto casting solo con ragazzi che vivono nei quartieri Yurta. Andare a un chiosco dell’acqua, andare da un venditore di carbone, tagliare la legna è di solito qualcosa che fanno sempre i bambini nel distretto della Yurta. Era ovvio che avrei girato in condizioni di freddo estremo, quindi era davvero importante avere ragazzi che lo conoscessero e lo avessero già sperimentato. Il mio cast sono i ragazzi più seri, laboriosi, puri e gentili di sempre. Il primo giorno di prove ho raccontato loro i miei sentimenti, le mie storie e il mio scopo nel realizzare questo film in modo onesto. Poi con onestà hanno condiviso con me i loro sentimenti e le loro esperienze. Proprio come me, e questo era lo scopo del film. Poi sono diventati così seri e niente può fermare i bambini quando sono seri, seri e onesti. Erano così presi dai personaggi, dalle loro vicende. Erano così straordinari, così innocenti.»
Estratto dall’intervista alla regista Zoljargal Purevdash di Charles Tesson