Totem – Il mio sole


08/03/2024 - 09/03/2024

Proiezione unica ore 21

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Regia: Lila Aviles
Interpreti: Naíma Sentíes - Sol, Marisol Gasé - Alejandra, Montserrat Maranon - Nuri, Saori Gurza - Esther, Mateo García Elizondo - Tonatiuh
Origine: Danimarca, Francia, Messico
Anno: 2023
Soggetto:
Sceneggiatura: Lila Avilés
Fotografia:
Musiche: Thomas Becka
Montaggio: Omar Guzmán
Produzione:
Distribuzione:
Durata: 95


In una grande casa circondata da un bel giardino la piccola Sol, sette anni, assiste ai caotici preparativi di una festa tra amici e parenti. Mentre gli adulti si affannano contro il tempo, la bambina gioca con i cugini, le zie, gli animali che gironzolano per casa, l’anziano nonno, capostipite di una famiglia allargata, e chiede insistentemente di poter vedere suo padre, un giovane pittore da tempo malato che riposa nella camera al piano superiore. Il party è per lui. Inconsapevole di quello che sta per accadere, Sol attende trepidante l’occasione per donare al genitore la più dolce delle sorprese. Inno alla gioia, alla vita, all’amore e ai legami famigliari. L’esuberante e vitale commedia corale dal retrogusto drammatico della messicana Lila Avilés alla sua opera seconda, sceglie il punto di vista di una bimba impegnata a decifrare un mondo magico e travolgente, colorato e luminoso, ricco di palpiti, mistero, malinconia. La macchina da presa asseconda il caos di quella giornata speciale, il chiassoso moto perpetuo dei protagonisti che, tra risate e discussioni, si agitano all’interno della casa con lunghi piani sequenza ad altezza bambino. In quel frenetico microcosmo si srotolano relazioni, si eseguono riti collettivi e liturgie personali, si sciolgono tensioni, si incrociano diverse generazioni, si fanno i conti con lutti imminenti, imparando ad attraversare le ombre e a guardare coraggiosamente negli occhi la morte. In concorso alla Berlinale 2023, dove ha vinto il Premio della Giuria Ecumenica.
Alessandra de Luca, Ciak

[…] Opera seconda della messicana Lila Avilés, Tótem è un affresco corale in tono di commedia ma a sfondo drammatico che inquadra nell’immersivo formato 4/3 una giornata speciale di una famiglia estesa. Grazie all’adozione del punto di vista della piccola protagonista Sol (la magnifica esordiente Naima Senties), il film adotta l’approccio innocente alle complessità della vita che, filtrata dallo sguardo infantile, ritorna alla sua dimensione giocosa, caoticamente vibrante e straordinariamente magica.
L’ingresso in tale dimensione di leggerezza (ma non superficiale) è praticamente immediato, ed è sancito dal momento in cui la bimba varca la soglia della grande casa di famiglia indossando una voluminosa parrucca colorata e un naso rosso da pagliaccio. La mamma la spinge tra le braccia delle zie salutandola frettolosamente prima di tornare al lavoro: quel gesto corrisponde all’invito della 41enne regista di Città del Messico a farsi travolgere dal suo cinema luminoso, coloratissimo ed esplosivo, edificato su movimenti di macchina frenetici e fluidi piani sequenza che penetrano in ogni angolo della messa in scena, il tutto a misura di bambina.
Al centro dello sguardo è la casa, intesa come l’antico oikos, il focolare domestico, dove relazioni e legami famigliari possono abitare liberandosi di pudori e sovrastrutture. In tale contesto il caos può regnare indisturbato, agendo quale dimensione naturale dell’esistere e motore pulsante della creazione artistica, elemento che denota il “carattere” della famiglia protagonista, un microcosmo trans-generazionale che si prepara ad affrontare il passaggio tra la vita e la morte di uno fra loro. La festa che sta per accadere in serata è infatti dedicata al compleanno di Tonatiuh “Tonat”, il giovane artista che è anche il padre di Sol, malato terminale di cancro. Il racconto di Tótem è interamente organizzato attorno a tale evento, nella consapevolezza che solo attraverso un’appassionata celebrazione della vita si può accogliere serenamente l’inevitabile destino della morte.
E tale concetto viene teatralmente “messo in scena” e cinematograficamente “in campo” nell’ambito di un’unità spaziale (la casa aperta sul giardino) e temporale (una giornata che volge in serata) per la narrazione di questa “festa del passaggio”, filmata nelle sue ritualità tanto preparatorie quanto celebrative nel rispetto della cultura sciamanico-messicana, che concepisce organicamente la relazione di coesistenza di vita & morte, travalicando e annullando i confini che la cultura europeo-occidentale tende a edificare. Animali ed esseri umani, in tal senso, occupano le stesse gerarchie dentro a uno sguardo panico che sembra voler avvolgere e contagiare d’amore e tenerezza l’universo intero in una danza gioiosa per la vita.
Straordinaria e armonica risulta dunque la forza immaginifica di questo piccolo grande affresco famigliare, costruito sugli elementi essenziali, in grado di penetrare l’intimità dei gesti e degli sguardi di ciascun personaggio sapientemente scritto, e sulla capacità dell’arte di illuminare anche i momenti più oscuri dell’esistere.
Anna Maria Pasetti, mymovies.it