La storia del Frank e della Nina


22/11/2024 - 23/11/2024

Proiezione unica ore 21

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Regia: Paola Randi
Interpreti: Gabriele Monti, Samuele Teneggi, Ludovica Nasti, Marco Bonadei, Bruno Bozzetto, Anna Ferzetti, Margherita Di Rauso, Alessandra Casella, Giuseppe Dave Seke
Origine: Italia, Svizzera
Anno: 2024
Soggetto:
Sceneggiatura: Paola Randi, Valia Santella
Fotografia: Matteo Carlesimo
Musiche:
Montaggio: Andrea Maguolo
Produzione:
Distribuzione:
Durata: 105


Che film fiabesco, rapsodico e un po’ schizzato è La storia del Frank e della Nina a cui potrebbe attagliarsi la temeraria etichetta di commedia punk all’italiana. Ce lo propone con contagioso trasporto Paola Randi, la regista milanese che si è fatta valere con titoli fuori standard come Into Paradiso e Tito e gli alieni: più che una narrazione tradizionale scorre davanti agli occhi dello spettatore una ballata piena di spunti visivi e transfert emotivi che supporta, alternando sequenze a colori e in bianco e nero, i due leitmotiv dell’amore per i propri personaggi e quello per la letteratura e l’arte evocato da un florilegio di citazioni, dai film culto Miracolo a Milano e Harold e Maude ai romanzi di Calvino e le opere d’arte di Yayoi Kusama. Il piacere di raccontarla viene paradossalmente assegnato alla voce fuori campo del graffitista soprannominato Gollum (Monti), che in scena non parla perché le parole gli s’inceppano in gola però riempie di scritte con la bomboletta spray le mura di Milano: la sua grama vita di emarginato cambia decisamente quando incontra il coetaneo Frank (Teneggi), bohémien dai capelli ossigenati scappato di casa e dalla madre (Ferzetti) e soprattutto quando quest’ultimo s’innamora della ragazza madre rom Nina (l’ex amica geniale Nasti, bravissima), anch’essa fuggiasca da un truce marito un po’ troppo stereotipato. Si formerà, così, un gruppuscolo di dropout autodefinitosi “Il combo” che vorrebbe aprire le serrature dell’età con un ingenuo tocco di magia, ma più che altro esprime e pratica la ricerca di un’identità e una solidarietà umane negategli in partenza dallo svantaggiato stigma sociale… L’elemento peculiare del film sta peraltro nelle ricognizioni dell’opulenta metropoli, in qualche modo protettiva ancorché svariante tra i profili dei palazzi Gescal di Sesto San Giovanni, le stazioni di Porta Garibaldi e la Centrale, la Circonvallazione esterna, le ex acciaierie Falk, il Politecnico, l’Idroscalo e i grattacieli futuristici del centro, tutte location utili per tracciare i percorsi per nulla convenzionali degli inseparabili sognatori, come li definisce la Randi con evidente omaggio ai vagabondaggi parigini in stile Nouvelle Vague. Ogni tanto la regista perde il controllo dello spartito, la voce fuori campo è eccessiva, ma nelle immagini vibra sino alla fine il sentimento empatico e la sete di futuro espresse dalle ottime performance dei tre folletti di periferia.

Il Mattino – Valerio Caprara

 

[…] Chi ha visto Into paradiso e Tito gli alieni sa che Paola Randi è una regista fantasiosa e tecnicamente formidabile. Se fosse americana le avrebbero già affidato un film Marvel, siccome è italiana deve combattere con un sistema in cui “genere” è ancora una parolaccia. Per altro, a quale genere appartiene La storia del Frank e della Nina? Commedia, road-movie urbano, romanzo di formazione con momenti da thriller sarà più semplice dire che è la storia del Frank, della Nina e di Gollum, soprannome di un ragazzo che non sa parlare, tre adolescenti che cercano se stessi in una Milano insieme arcaica e postmoderna splendidamente fotografata da Matteo Carlesimo con sapiente alternanza di colore e bianco e nero: una metropoli post-industriale in cui c’è ancora posto per il romanticismo. Nina (Ludovica Nasti) è una ragazza madre con un marito balordo, Frank (Samuele Teneggi) è un poeta biondo che ha deciso di “non esistere” finché non compirà 18 anni e Gollum (Gabriele Monti) è l’artista di graffiti che racconta la loro storia. Nel cast, gustosi cammei di Anna Ferzetti e di un commovente Bruno Bozzetto. È un elogio della gioventù in un mondo per vecchi, e sotto traccia un invito a riscoprire la letteratura, a studiare le parole dei grandi, a rintracciare in un passato glorioso le armi per affrontare il presente. Bando ai social, torniamo alla poesia.

Alberto Crespi, La Repubblica

[…] È raro imbattersi in una perla scintillante come La storia del Frank e della Nina, cosi denso di temi, carico di sentimenti, capace di raccontare il disagio giovanile e le speranze di una vita migliore senza negare che l’esistenza è difficile, a volte ardua, specie quando non nasci dalla parte giusta. Paola Randi, che non è più una bimba, ci riesce, offrendoci il suo film di gran lunga più riuscito, che, al di là di qualche incertezza nella parte centrale, rende finalmente giustizia a una regista sensibile e coraggiosa, come la storia che qui ha scelto di raccontare. Ricordandoci che il cinema può essere a tratti poesia anche se racconta vicende di una Milano degradata e apparentemente senza speranza, in cui il narratore muto, l’eroe è pieno di lati oscuri e la principessa ha 16 anni e una bimba da proteggere. Applaudito a Venezia nella sezione Orizzonti Extra.

Il parente più prossimo de La storia del Frank e della Nina finisce con l’essere Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, per la capacità di reimpastare la realtà offrendocene una versione che lascia spazio alla speranza.

E.N., Ciack