13/12/2019 - 14/12/2019
Proiezione unica ore 21
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Regia: Hirokazu Kore-Eda
Interpreti: Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ludivine Sagnier, Roger Van Hool, Ethan Hawke
Origine: Francia, Giappone
Anno: 2019
Soggetto:
Sceneggiatura: Hirokazu Kore-Eda, Léa Le Dimna
Fotografia: Éric Gautier, Eric Baraillon
Musiche:
Montaggio:
Produzione:
Distribuzione:
Durata: 108
Fabienne (Catherine Deneuve, ogni coincidenza tra attrice e personaggio non è affatto casuale) è una superstar, una grande dame del cinema francese da decenni. Nel fiore della settantina, sta per iniziare un film di fantascienza. È più che mai per lei un tempo di auto celebrazioni. Un editore le ha chiesto la biografia e lei l’ha accontentato. Accontentando anche il suo pubblico (una grande dame ha fan tra spettatori di ogni sesso e di ogni età). Cioè ha scritto di sé stessa quello che la gente ama pensare. Una vita di successi passata camminando a fianco degliuomini più intelligenti e creativi dell’ultimo mezzo secolo. Successi anche nella vita privata? È lecito dubitarne altrimenti la figlia Lumir non si sarebbe staccata damolto tempo, senza tentativi di contatto nemmeno nelle feste comandate.
Lumir (Juliette Binoche) è ormaiuna donna matura, apparentemente realizzata. Fa la sceneggiatrice a Hollywood, ha sposato un americano, è madre di una bambina che per bellezza e (promettente) talento potrà eguagliare mamma e nonna. Il perché anni prima Lumir ha deciso di mettere l’oceano tra lei e Fabienne è fin troppo evidente. Una madre troppo ingombrante per fama e bellezza. E troppo arida. Ora però Fabienne nel suo libro s’è descritta come buona genitrice (almeno passabile). Il libro è zeppo di falsità e mezze verità.
Nella smania di auto assoluzione, la grande dame ha esagerato. E allora Lubrin passa l’oceano assieme a marito e figlia. È tempo di saldare i vecchi conti. Le due donne s’incontrano ed è naturalmente un gioco del massacro. Lumir rinfaccia e Fabienne ribatte («È vero, ti ho trascurata, ma che vuol dire? In fondo ho fatto il tuo bene, non ti sei mai sentita oppressa…»). A portare una (passabile) tregua tra le due ci pensa, Charlotte (la rispettiva figlia e nipote). Charlotte improvvisa un teatrino dove racconta alla sua maniera la storia della sua famiglia. Forse è la maniera giusta. L’unica verità che conta è quella che si raccontano i bambini.
Piacerà al pubblico femminile, naturalmente, che accorrerà in massa per assistere alla grande sfida tra le due primedonne del cinema francese. Paradossalmente è stata la Binoche a sollecitarla tampinando il regista (il giapponese Kore-Eda) e poi coinvolgendo la Deneuve. Ma la gara di recitazione la vince Catherine. A 75 anni quest’attrice, da sempre più fascinosa che brava ci dà la migliore interpretazione della sua carriera. Per forza, Fabienne è lei, la compagna di Vadim e Mastroianni, la madre di Chiara, che nelle sue biografie (vere, non cinematografiche) ha sempre parlato pochissimo di Roger e di Marcello e quasi niente di Chiara.
Una donna in carriera che ha vissuto, parlato e scritto solo della carriera. Catherine fa faville anche perché ha il regista dalla sua parte. Kore-Heda ha evidentemente girato il film su commissione (il solo legame con le sue opere precedenti è nel personaggio della bambina). Ma sollecitato dal copione a dire la sua sul tema della verità, lui (attraverso Fabienne) risponde: la verità è meglio evitarla. Ci fa stare peggio. Nella vita e anche nel cinema. Un film troppo attento alla verità è spesso noioso. E quasi sempre brutto.
Giorgio Carbone, Il giornale
Quando sua madre Fabienne, grande star del cinema francese, pubblica un libro autobiografico pieno di omissioni e invenzioni per aggiungere spettacolarità al racconto, sua figlia Lumir, sceneggiatrice trasferitasi negli Usa, torna a Parigi con il marito Hank, un attore, e la figlioletta Charlotte. La convivenza tra madre e figlia darà il via a un confronto scandito da scontri e confessioni. Per la prima volta lontano dal suo Giappone, Kore-eda torna con Le verità, in concorso all’ultimo Festival di Venezia, ai temi a lui più cari con una riflessione sulla famiglia, la natura della verità, il potere dell’ego, la forza del cinema. E come sempre nei film del regista, ai bambini è affidato lo sguardo più saggio e maturo sugli accadimenti, osservati con filosofico distacco, come se i più piccoli avessero già in tasca le risposte alle domande che i grandi si pongono. Ottima l’interpretazione di Catherine Deneuve e Juliette Binoche.
Alessandra De Luca, Avvenire