12/01/2018 - 14/01/2018
Proiezione unica ore 21 anche domenica sera
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Regia: Blandine Lenoir
Interpreti: Agnès Jaoui (Aurore), Thibault de Montalembert (Totoche), Pascale Arbillot (Mano), Sarah Suco (Marina), Lou Roy-Lecollinet (Lucie)
Origine: Francia
Anno: 2017
Soggetto: Blandine Lenoir
Sceneggiatura: Blandine Lenoir, Jean-Luc Gaget, Océane Rose Marie, Benjamin Dupas
Fotografia: Pierre Milon
Musiche: Bertrand Belin
Montaggio: Stéphanie Araud
Produzione: Karé Productions, France 3 Cinéma
Distribuzione: BIM
Durata: 89
Cinquanta primavere. Anche un po’ maledette, rivangando la Loretta Goggi d’inizio anni Ottanta e quella sua canzone, per raccontare in altre ottiche i turbamenti di Aurore: arrivata all’età fatidica tra vampate di calore, garrire di ventagli, un matrimonio andato all’aria, un lavoro appena perso e due figlie piene d’incertezze, una delle quali, poi, sta per farla diventare nonna. Insomma un orizzonte d’apparenza funesta, che neppure un nuovo impiego riesce a rischiarare, più che altro perché è d’assistenza a un gruppo di anziane signore alle prese col malinconico autunno della vita, dunque precursore di ulteriori, impietosi confronti. Però, come spesso succede, una luce s’accende inattesa quando all’orizzonte riaffiora, dal passato remoto, un amore romantico, quello giovanile, pronto, pure tra qualche inciampo, a colorare di nuovo l’esistenza.
Aurore, le sue figlie, un’amica, sentimenti densi, molta tenerezza, qualche tempesta e una spalmatura di humour delicato e francese nella commedia scintillante tutta femminile che volge al languido tra le mani di una regista sensibile, Blandine Lenoir, la quale, forse, gioca sul senso doppio della primavera. E in una scena sognante lascia che Aurore balli da sola sull’effervescenza pop della Ain’t Got No, I Got Life di Nina Simone. Mettendo sempre la donna al centro delle cose.
Claudio Trionfera, Il Messaggero
Che gioiello questa commedia francese, esemplare per tenerezza e umorismo. Ammirevole anche per capacità di sintesi. La cinquantenne Aurore, separata, con due figlie, sta per diventare nonna. Perde il lavoro, ma ritrova l’antico amore di gioventù. Sarà l’uomo del destino? Ogni tanto si sfiora la commozione, subito soffocata dalle risate. Strepitosa Agnès Jaoui, irresistibile portabandiera della seconda età.
Massimo Bertarelli, Il Giornale
Cinquanta primavere: età difficile soprattutto se appartieni al gentil sesso, se tuo marito si è rifatto la vita con un’altra, se hai una figlia incinta che è sul punto di lasciare casa, se il nuovo proprietario del locale in cui lavori ti fa sentire che lì dentro sei la più vecchia. Bisogna dire che Aurore prende le cose con un certo equilibrio. Pazienza le caldane di cui non c’è modo di liberarsi; pazienza che, dopo essersi licenziata, l’unico posto disponibile è quello di donna di pulizie; pazienza che gli uomini che incontri riservino delusioni. Pur senza firmare il copione, Agnes Jaoui ha collaborato con la regista Blandine per cucirsi addosso il personaggio e lo abita con bella naturalezza.
Alternando momenti di malinconia e spunti ironici, la commedia da un lato risente della mancanza di toni forti, dall’altro è proprio questa la sua segreta forza. Aurore non enfatizza i suoi problemi in chiave femminista, non demonizza il maschio, non assume atteggiamenti aggressivi, non cade nell’isteria. È reattiva, infelice, allegra, mamma, donna, amica così come si è nella vita: con quel pizzico di saggezza e leggerezza che 50 primavere dovrebbero portare con sé.
Alessandra Levantesi Kezich, La Stampa
Ironica e malinconica esploratrice della natura umana e dei suoi inciampi, la francese Agnes Jaoui è un’artista completa. Cantante, attrice, sceneggiatrice e regista a partire da Il gusto degli altri (2000). Molto del suo percorso è stato condiviso con l’ex marito Jean-Pierre Bacri, e per entrambi è stata importante la lezione di Alain Resnais i cui set hanno influito sul comune gusto per un tipo di commedia che sa conciliare leggerezza e profondità di osservazione. Qui diretta da un’altra regista è Aurore, donna separata con due figlie in una piccola città dove fa la cameriera. Il momento è quello dei suoi cinquant’anni che la sorprende con il cortocircuito tra perdita del lavoro e difficile ricerca di uno nuovo, la notizia non facilmente digerita che sta per diventare nonna, e la menopausa. Jaoui aderisce al proprio personaggio con sensibilità, senza sconti né scorciatoie: proprio non censurando niente dell’aspro passaggio di vita sa estrarre dalla sua Aurore tutta la bellezza della verità.
Paolo D’Agostini, La Repubblica