06/10/2017 - 07/10/2017
Proiezione unica ore 21
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Regia: Francesco Bruni
Interpreti: Giuliano Montaldo (Giorgio), Andrea Carpenzano (Alessandro), Arturo Bruni (Riccardo), Emanuele Propizio (Tommi), Donatella Finocchiaro (Claudia)
Origine: Italia
Anno: 2017
Soggetto: liberamente ispirato al romanzo ’Poco più di niente’ di Cosimo Calamini (ed. Garzanti)
Sceneggiatura: Francesco Bruni
Fotografia: Arnaldo Catinari
Musiche: Carlo Virzì
Montaggio: Cecilia Zanuso
Produzione: Beppe Caschetto per IBC Movie con RAI Cinema
Distribuzione: 01 distribution
Durata: 106
Il giovane coatto cattivo e il vecchio poeta con l’Alzheimer. Il primo si chiama Alessandro (Andrea Carpenzano) e passa la vita tra microcriminalità e nichilismo. Il secondo è Giorgio (Giuliano Montaldo), rimbambito sì ma trasudante grazia. Quando Alessandro andrà a fargli da badante ci si può aspettare il peggio. La terza regia dell’eccellente sceneggiatore Bruni (storico sodale di Virzì) è semplicemente strepitosa. C’è tutto: avventura (Giorgio ha nascosto un tesoro di guerra?), humour linguistico (l’aulico incontra lo slang), speranza (il coatto capisce che l’anziano è quell’Italia sobria, distinta e perbene che non ha mai conosciuto), amore (Alessandro cambierà idea su quella zecca comunista di nome Zoe). Bruni è ossessionato dai tempi dell’esordio registico Scialla! circa la costruzione di un ponte comunicativo tra vecchie generazioni e giovani italiani vittime di questo ventennio disgustoso. La soluzione è Giorgio e quindi Giuliano Montaldo. Un regista, attore, icona e simbolo di quanto eravamo belli, dignitosi, ricchi. Che film. Che poesia.
Francesco Alò, Il Messaggero
Unanimemente considerato tra i migliori sceneggiatori italiani (sono sue le sceneggiature dei film di Paolo Virzì e gli adattamenti dei romanzi di Camilleri per la serie di Montalbano), Francesco Bruni ha esordito come regista nel 2011 con Scialla!, salutato all’epoca come uno dei migliori esordi, ha proseguito quindi la carriera di regista con il meno riuscito Noi 4 del 2014 e torna, invece, in formissima con questo a tratti delizioso Tutto quello che vuoi. Ancora una volta scritto su quel sottile crinale dello scontro-incontro generazionale che vede padri e figli, giovani e anziani, mondi diversi, confrontarsi e scontrarsi e scoprirsi per ritrovarsi, poi, diversi da come si era. Torna, ancora, il suo tono da commedia leggera ma non superficiale, di caratteri dove lo stereotipo (i pischelli trasteverini) non scade nella macchietta, dove lo studio dell’ambiente e delle situazioni è preciso ma mai pedante.
Alessandro (il sorprendente Andrea Carpenzano) è un ventiduenne che ha mollato la scuola e non lavora trascorrendo le sue giornate ciondolando al bar con altri tre amici più o meno tutti nella sua stessa condizione. Spinto dal padre e da una serie di circostanze, Alessandro è suo malgrado costretto ad accettare il lavoro di badante di un anziano che comincia ad avere problemi di Alzheimer. Questi è l’ottantacinquenne Giorgio, un tempo celebrato poeta ma ormai dimenticato che vive, solo (dopo la scomparsa della moglie), in una grande casa dove si occupano di lui una vicina e una badante per la notte. Il ruolo di Alessandro è quello di accompagnare Giorgio a fare qualche passeggiata nelle ore pomeridiane. Da qui parte e prende man mano sempre più corpo un viaggio di progressiva scoperta che Alessandro compie non solo nella vita dell’anziano ma, soprattutto, nella propria.
Confrontandosi con l’universo del vecchio poeta, nel quale si mescolano senza soluzione di continuità, il passato e il presente, Alessandro prende coscienza del valore delle cose, dell’importanza delle parole (la stanza segreta che Giorgio aveva coperto di graffiti disperato dal dolore per la perdita della moglie): in una parola, comincia ad imparare a crescere. E, crescendo, cambieranno i suoi rapporti con gli amici (anche a loro modo simpatici, ma uno più stordito dell’altro), con il padre, con se stesso, con una ragazza per la quale comincia a provare un sentimento che forse è importante. Gran parte del merito della riuscita del film però bisognerà ascriverlo anche alla presenza nei panni di Giorgio del regista e attore (occasionalmente) Giuliano Montaldo (autore di film come Sacco e Vanzetti, L’Agnese va a morire, Gli occhiali d’oro), che dà al suo Giorgio i caratteri dolenti di una vecchiaia ancora indomita, che lotta con i fantasmi del passato (la guerra, soprattutto), i vecchi amori, la nostalgia per i meravigliosi lungarni pisani.
Andrea Frambrosi, L’Eco di Bergamo