27/02/2015 - 28/02/2015
Proiezione unica ore 21
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Cinque amici sulla terrazza di una casa all’Avana fanno un happy hour con ricordi e memorie di una frattura scomposta della vita, rapporti d’amore, sociali intristiti dagli anni più tosti di Castro. Tornano a Itaca, dice omericamente il titolo di questo bel film di Laurent Cantet, cui piace (La classe docet) annodare vite e destini. Con struttura tipo da amarcord, ispirato da un romanzo di Leonardo Padura che sembra una commedia del tempo perduto, Cantet prende la via maestra della rivendicazione umana senza svicolare troppo in nostalgie – solo qualche colpo basso di vintage 45 giri. Il concertato vive nei mezzi toni studiatissimi della gran compagnia di attori (Jorge Perugorría, Isabel Santos, Fernando Hechevarria), noti in patria, ricchi di quel fascino discreto che permette d’essere singoli e multipli.
(Maurizio Porro – Il Corriere della Sera)
(…) Cantet e Padura trattano la loro scena, il loro film, come fosse teatro (e viene perfino in mente, per banali affinità ambientali e da Actor’s Studio, il teatro di Tennessee Williams, pur nelle sue diverse componenti narrative!), e seguono i personaggi secondo una progressione drammatica eminentemente teatrale, ma lasciando agli attori ampio spazio per un’improvvisazione resa facile dall’identità o vicinanza delle storie di ognuno di loro alle storie dei personaggi che incarnano.
Amadeo, messo sotto accusa da Tania per aver lasciato sola la moglie, ne svela le ragioni, che sono tutte e solo politiche: le richieste della polizia segreta che l’avrebbero portato a tradire gli intellettuali suoi amici e uno in particolare, che è poi uno dei cinque della terrazza. Tania, oculista, soffre di avere i figli lontani, che hanno preferito fuggire dall’isola, ma tutti hanno vissuto e devono vivere esperienze altrettanto brucianti, frustrazioni e insoddisfazioni altrettanto amare. Tutti devono praticare l’arte di arrangiarsi, in un contesto di quotidiana incertezza, mentre Aldo il nero ha un figlio adolescente dalla morale tipica di questi anni, non solo a Cuba, il cui cinismo nasce dalla brutale constatazione delle regole di vita del contesto, prive di prospettive e agganci positivi, anche se sovraccariche di slogan ottimisti. Sogna la fuga, e irride l’umanità del padre. Si delinea attraverso la storia dei cinque e nel contesto di una qualsiasi terrazza aperta sulla città, un discorso che è storico e politico e che riguarda sia il destino e la storia delle rivoluzioni e della sinistra del Novecento ma a partire da un giudizio tutt’altro che positivo su una in particolare, la cubana, o meglio, come per le altre, sui suoi esiti. C’è stata tutta una gran parte della sinistra, in Italia, che si è schierata con la Cuba di Castro, ma ce n’è stata anche una, molto minoritaria, che ha saputo prenderne le distanze molto presto, con dolore ma con decisione. Il caso Padilla, le memorie di Carlos Franqui, le riflessioni di italiani che seguivano le vicissitudini dell’isola con partecipazione e attenzione come Saverio Tutino, le fughe da Cuba di personaggi stimati come Cabrera Infante, come la grande etnologa Lydia Cabrera, come l’omosessuale Reynaldo Arenas e cento altri, la persecuzione e carcerazione di chi in patria osava pensare diversamente e la sudditanza sovietica (esito del ricatto economico) e il consolidamento di una burocrazia autoritaria e corrotta, hanno allontanato nel tempo tanti che della rivoluzione cubana si erano entusiasmati proprio perché terzomondista e lontana dai modelli della Terza Internazionale. Da molto anche a Cuba si possono ascoltare voci libere, anche se nelle arti e non nella politica, e tornare a L’Avana fa bene anche a noi, per guardare di nuovo con solidarietà non equivoca ai problemi e alle difficoltà dei suoi abitanti.
(Goffredo Fofi – Il Sole24ORE)
Titolo originale:
Retour à Ithaque
Regia:
Laurent Cantet;
Interpreti:
Isabel Santos (Tanía), Jorge Perugorría (Eddy), Fernando Hechevarrìa (Rafa), Néstor Jiménez (Amadeo), Pedro Julio Díaz (Aldo);
Origine:
Francia;
Anno:
2014;
Soggetto e sceneggiatura:
Leonardo Padura, Laurent Cantet;
Fotografia:
Diego Dussuel;
Musica:
Olivier Mauvezin;
Montaggio:
Robin Campillo;
Produzione:
Full House, in coproduzione con Orange Studio, Haut et Court, Funny Balloons, Panache Productions, La Compagnie Cinematographique;
Distribuzione:
Lucky Red (2014);
Durata:
90’