Margini

locandina margini


11/11/2022 - 12/11/2022

Proiezione unica ore 21

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Regia: Niccolò Falsetti
Interpreti: Francesco Turbanti - Michele, Emanuele Linfatti - Edoardo, Matteo Creatini - Iacopo, Silvia D'Amico, Nicola Rignanese, Paolo Cioni, Aurora Malianni, Valentina Carnelutti
Origine: Italia
Anno: 2021
Soggetto:
Sceneggiatura: Niccolò Falsetti, Francesco Turbanti, Tommaso Renzoni
Fotografia: Alessandro Veridiani
Musiche: Alessandro Pieravanti
Montaggio: Stefano De Marco, Roberto Di Tanna
Produzione: Disparte
Distribuzione: Fandango
Durata: 91


Ai margini d’Italia c’è Grosseto. E tutto un cinema toscano decentrato che da sempre gioca con l’idea delle Fughe da fermo e dei rimpianti strozzati in gola come un Ovosodo. Edoardo, Iacopo e Michele (Linfatti, Creatini e Turbanti, tutti precisi) sono post-nipotini dei vitelloni e dei leoni al sole del cinema che fu, senza neppure più la consolazione dei piaceri della provincia. Anzi, detestano quel piccolo mondo “a misura d’uomo”, fatto di bonomia gentile e di silente follia, tra vacche che attraversano placide la strada e capannoni desolati. Precari in tutto, gli sono due volte estranei, perché aspiranti musicisti punk che resistono disperatamente a ogni irreggimentazione, sia familiare sia lavorativa, opponendovi la rabbia della loro musica urlata. Falsetti, all’esordio al cinema dopo diversi videoclip, con (co)produttori i Manetti Bros., forse memori di quando i marginali erano loro, racconta con mano felice, belle intuizioni visive e tanta energia qualcosa che conosce bene: un paesaggio “in culo al mondo” con figure immerse in uno spleen che non risparmia nessuno, dalla compagna di Michele (Silvia D’Amico), commessa di supermercato quietamente disperata, al patrigno di Edoardo (Rignanese, strepitoso), proprietario di una discoteca relitto degli anni 80. Basta poco ad accendere i tre protagonisti che, saltata la loro trasferta bolognese come spalla di una band punk americana, s’incaponiscono a portarla a suonare a Grosseto, lungo una via crucis tragicomica. Saltano (forse) le amicizie, le coppie, le famiglie, ma «quanta cazzo di gente è venuta!». Come «se bruciasse la città», canta Massimo Ranieri in una sequenza finale insieme esaltante e struggente.
Rocco Moccagatta, FilmTV

Non succede (quasi) mai niente a Grosseto. C’è il treno che passa più o meno agli stessi orari, i titoli del Tirreno quando succede qualcosa di clamoroso. E di clamoroso non succede nulla anche “se bruciasse la città” come la canzone di Massimo Ranieri nel finale. Non succede (quasi) mai niente a Grosseto ma ci sono tre sognatori: Edoardo, Jacopo e Michele, membri di una band punk. Stanchi di suonare alle Feste dell’Unità, hanno a possibilità di andare a Bologna ad aprire il concerto di un gruppo hardcore statunitense, i Defense che però viene annullato. Loro però non si rassegnano e fanno di tutto per portare la band americana a Grosseto. Ma emergono molti problemi e l’arrivo dei Defense in città rischia, paradossalmente di sfaldare la loro amicizia.
Edoardo, Jacopo e Michele sono i nuovi vitelloni di un’estate del 2008. Si indebitano, cercano sbocchi tra conoscenze in Comune e locali ancora fermi agli anni ’80 con luci da feste private da discoteca dove partono, scatenate, le note di Alberto Camerini di Rock’n Roll Robot. C’è chi parte, chi resta intrappolato in provincia tra una madre debole e un compagno carogna, chi cerca di dare la migliore vita possibile alla figlia ma combina una quantità di casini.
È una bella ‘grande illusione’ quella di Margini, l’anno proprio dell’inizio della grande crisi economica già individuata da Adam McKay in La grande scommessa. Istintiva e carica di energia, sgraziata e coinvolgente, l’opera prima di Niccolò Falsetti, scritta dallo stesso regista con Francesco Turbanti e Tommaso Renzoni, sembra ritornare nelle zone di un film di provincia anni ’80 e arrivare dal cinema italiano della fine degli anni ’90, con una caratterizzazione dei personaggi che potrebbero essere usciti dal cinema di Virzì mescolati a Radiofreccia. Margini sa essere vicino ai suoi personaggi, ne condivide le cadute senza marchiarli come losers, accende i loro momentanei sogni, partecipa ai loro scatti di rabbia. Francesco Turbanti, Emanuele Linfatti e Matteo Creatini sembrano uscire fuori, come in una macchina del tempo, da quel periodo. Tra ristorante con la band, biglietti aerei pagati un botto, partenze a cui non si può rinunciare e la costrizione ad andarsene di casa, Margini è un film sulla fine di un’epoca (della spensieratezza, della fine della loro giovinezza, dell’amicizia), che fa avvertire istintive vibrazioni, che si scalta e si butta in pista come in un concerto. Con rabbia, entusiasmo, disperazione. Dove i bastardi veri (il personaggio di Paolo Cioni che li sfratta) resistono, dove la guerra inizia quando non c’è più pace (intensi Nicola Rignanese e Valentina Carnelutti, imprevedibile gran coppia), dove se i sogni finiscono la città può sempre bruciare. Basta un titolo di un quotidiano: “Concerto punk: sconvolge la città”. E Margini, al di la dei suoi limiti che diventano anche seducenti, di scosse ne dà parecchie.
Simone Emiliani, Sentieri selvaggi