25/01/2019 - 26/01/2019
Proiezione unica ore 21
In occasione della Giornata della Memoria
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Regia: Cédric Jimenez
Interpreti: Jason Clark - Reinhard Heydrich, Rosamund Pike - Lina Heydrich, Jack O'Connell - Jan Kubis, Jack Reynor - Jozef Gabcik, Mia Wasikowska - Anna Novak, Stephen Graham - Heinrich Himmler, Céline Sallette - Marie Moravec, Gilles Lellouche - Vaclav Moravek, Thomas M. Wright - Valcik, Enzo Cilenti - Opalka, Oscar Kennedy - Milic Zelenka, Geoff Bell - Muller, Volker Bruch - Schellenberg, Noah Jupe - Ata Moravec, Barry Atsma - Frank, Adam Nagaitis - Karel Curda, Bart Edwards - Douglas Williams, Jim Sturgeon - Sig. Novak, Scott Alexander Young - Dott. Lycka, Krisztina Goztola - Christine Weigel
Origine: Francia
Anno: 2016
Soggetto: romanzo "HHhH. Il cervello di Himmler si chiama Heydrich" di Laurent Binet (ed. Einaudi)
Sceneggiatura: David Farr, Audrey Diwan, Cédric Jimenez
Fotografia: Laurent Tangy
Musiche: Guillaume Roussel
Montaggio: Chris Dickens
Produzione: Légende Films
Distribuzione: Videa
Durata: 120
Diretto da Cédric Jimenez e sceneggiato dallo stesso con Audrey Diwan e David Farr, L’uomo dal cuore di ferro racconta l’ascesa folgorante di Reinhardt Heydrich, un militare portato ad abbracciare l’ideologia nazista dalla moglie Lina. Braccio destro di Himmler e capo della Gestapo, Heydrich è diventato uno degli uomini più pericolosi del regime nazista. Lo stesso Hitler, a Praga, gli ha conferito l’incarico di prendere il comando della Boemia e della Moravia e di studiare un progetto di sterminio definitivo, facendone di fatto l’architetto della soluzione finale. Con lui sono chiamati a confrontarsi due giovani soldati, Jan Kubis e Jozef Gabcik. Il primo è di origine ceca mentre il secondo è slovacco. Entrambi sono impegnati a fianco della resistenza per liberare i loro paesi dall’occupazione tedesca. Sono stati formati a Londra e si sono offerti volontari per una delle missioni segrete più importanti e rischiose: eliminare Heydrich. Nel corso dell’infiltrazione, però, Jan conosce Anna Novak e matura dei sentimenti nei suoi confronti, dimenticando come la resistenza possa avere la priorità su ogni altra cosa. Il 27 maggio 1942 i destini di Heydrich, Jan e Jozef, finiscono per incrociarsi e cambiare il corso della storia.
Con la direzione della fotografia di Laurent Tangy, le scenografie di Jean-Philippe Moreaux, i costumi di Olivier Bériot e le musiche originali composte da Guillaume Roussel, L’uomo dal cuore di ferro è girato in 35mm e adatta il romanzo HHhH di Laurent Binet, che pubblicato nel 2010 ricostruisce le fasi dell’Operazione Antropoide che nel 1942 portò all’uccisione del gerarca Reinhard Heydrich (HHhH è l’acronimo del tedesco Himmlers Hirn heißt Heydrich, cioè «il cervello di Himmler si chiama Heydrich»). A raccontare il perché dell’adattamento è lo stesso regista Cédric Jimenez: «Se ci soffermiamo sulla narrazione, due aspetti del lavoro di Binet hanno attirato la mia attenzione. Primo: racconta la storia di Heydrich, un personaggio di cui sapevo veramente poco. Non l’avrei mai identificato come l’ideatore della soluzione finale ma sapevo che è stato l’unico alto ufficiale nazista a essere stato assassinato dalla Resistenza durante la Seconda guerra mondiale. Secondo: mi ha colpito la storia dei due ragazzi che volontariamente accettano di andare in missione e di assassinarlo. Così facendo, diventano il simbolo del sacrificio: mettono la loro stessa vita al servizio di una grande causa. Non so quanti di noi ne siano capaci. Il loro comportamento mi ha ricordato il caso del giudice Michel che, nel mio French Connection, pone l’interesse collettivo davanti a quello personale. Non c’è niente di più ammirevole che poter dire “la mia vita è meno importante di quella di migliaia di persone che soffriranno se io non faccio niente”.
Mi sono attenuto quasi fedelmente al romanzo ma questo non significa che lo abbia seguito letteralmente. Sono state fatte delle scelte, dei cambiamenti e dei tagli, ma con gli sceneggiatori non abbiamo mai perso di vista i fulcri centrali e le domande che la storia inevitabilmente pone. Per istinto di sopravvivenza, l’essere umano non sempre è propenso al sacrificio per gli altri».
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