Il maestro di violino


19/10/2018 - 20/10/2018

Proiezione unica ore 21

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Regia: Sérgio Machado
Interpreti: Elzio Vieira, Fernanda de Freitas, Lázaro Ramos, Sandra Corveloni, Kaique de Jesus Santos
Origine: Brasile
Anno: 2015
Soggetto:
Sceneggiatura: Sérgio Machado, Maria Adelaide Amaral, Marcelo Gomes, Marta Nehring
Fotografia: Marcelo Durst
Musiche: lexandre Guerra, Felipe de Souza
Montaggio: Márcio Hashimoto
Produzione: Guillane
Distribuzione: Academy Two
Durata: 100


Nel giorno del provino per essere ammesso nell’orchestra sinfonica di San Paolo, il violinista Laerte si blocca sul palco. Per stemperare la delusione e in attesa di una unova chance, si tuffa nell’insegnamento. Non sarà facile, perché la classe si trova a Heliopolis, la più grande favela brasiliana e i suoi allievi sono ragazzi difficili. Il riscatto sociale passa dalla musica, tema affrontato più volte nei film, ma che trova un degno rappresentante in questo titolo ispirato a una storia vera. Con colonna sonora meravigliosa.
VP, Il Giornale

Un’audizione fallita. Troppa tensione, troppo talento da dimostrare. Basta poco, un breve istante e il sogno di una vita va in frantumi. Laerte, interpretato da Lázaro Ramos, deve far i conti con il bruciante fallimento e con il rimettersi in gioco. Parte da qui Il maestro di violino di Sérgio Machado – che prende le mosse da Acorda Brasil di Erminio de Moraes – in cui si racconta la storia di Laerte, ex bambino prodigio incapace di esprimere il suo enorme talento nel momento decisivo, l’esame d’ammissione all’Orchestra Sinfonica di San Paolo. Il protagonista deve rimboccarsi le maniche e ricominciare, trovare un’altra strada e Machado mostra proprio questo: la risalita di un uomo, fuggito per la grande paura di fallire, la sua rinascita in un luogo dove non sembra esserci possibilità di “salvezza” e “redenzione”, almeno sulla carta. Laerte inizia ad insegnare musica in una scuola pubblica di Heliopolis, la più grande e violenta favela di San Paolo; ma come spesso accade proprio dalle rovine può nascere qualcosa di positivo. Laerte trova in Samuel, il suo alter ego, ma mentre il primo, da ragazzino, aveva avuto la possibilità di studiare, il secondo invece vive in un mondo in cui l’importante è sopravvivere. Samuel e i suoi compagni non sanno leggere gli spartiti, non conoscono la musica eppure suonano, e infatti Laerte deve fare un lavoro profondo, di costruzione dalle fondamenta. Mentre per gli altri è semplicemente un andare a tempo con risultati più o meno buoni, con Samuel è diverso, lui ha talento, è determinato e disciplinato, è speciale. Il maestro di violino lo prende sotto la sua ala protettrice, e, anche se si trova in mezzo alla brutale realtà della favela (ad un certo punto è costretto a suonare al matrimonio di un malavitoso), fa di tutto per aiutare quel ragazzo. Tutto sembra andare nel verso giusto ma (…)
Il punto di forza di un film come questo è sicuramente l’emozione – aumentata dal fatto che i giovani non sono sempre attori professionisti ma spesso sono presi dalle comunità -, lo spettatore si può immedesimare in Laerte; in un modo o nell’altro chi guarda ha o ha avuto una passione per cui vuole o avrebbe voluto vivere. Ci si può riconoscere nella sua paura di cadere, infatti Il maestro di violino è la storia di un musicista che si è preparato per tanti anni ma nel momento dell’”incontro” fallisce, non regge la tensione. Ci si può rivedere anche nello spaesamento di quei ragazzi, da sempre cittadini “di serie B”, quasi per una legge naturale costretti a delinquere, che devono imparare un linguaggio nuovo, un codice a loro estraneo e cambiare totalmente la loro vita. Si soffre quando il male ingloba anche chi non se lo merita, quando le lacrime rigano i volti di chi non dovrebbe piangere, e poi ci si commuove nel vedere che la musica diventa elemento di catarsi e di coesione utile a sopravvivere e ad arrivare dove non si credeva possibile.
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