A spasso con Bob


24/02/2017 - 25/02/2017

Proiezione unica ore 21

Acquista i biglietti


Regia: Roger Spottiswoode
Interpreti: Luke Treadaway (James Bowen), Ruta Gedmintas (Betty), Joanne Froggatt (Val), Anthony Head (Jack Bowen), Beth Goddard (Hilary), Darren Evans (Baz), Caroline Goodall (Mary), Ruth Sheen (Elsie), Nina Wadia (Padma)
Origine: Regno Unito
Anno: 2016
Soggetto: James Bowen
Sceneggiatura: Maria Nation, Tim John
Fotografia: Peter Wunstorf
Musiche: David Hirschfelder
Montaggio: Paul Tothill
Produzione: Shooting Script, Prescience, Iris Productions
Distribuzione: Notorious Pictures
Durata: 102


Dopo l’orso polare (Il mio amico Nanuk) e il cagnone (Turner e il “casinaro” con Tom Hanks), il canadese Spottiswoode passa al gatto. Bob è un felino rosso in grado di salvare il tossico musicista di strada James Bowen (Luke Treadaway) in quel di Londra. Lo aiuterà a rinunciare all’eroina, gli si accoccolerà a mo’ di sciarpa sulle spalle durante gli show (fioccano sterline) e lo accompagnerà nella conoscenza di un vegana squinternata e adorabile. Da una storia vera, poi best seller firmato da Bowen e Garry Jerkins, A spasso con Bob della vecchia volpe Spottiswoode (suoi anche uno 007 niente male come Il domani non muore mai e il grande thriller politico Sotto tiro) fonde il realismo sociale inglese con la miglior favola hollywoodiana. Truffaut dimostrò in Effetto notte quanto fosse difficile dirigere un gatto. Qui è il vero Bob a interpretare se stesso. Impressionante. E degno di Bob De Niro.

(Francesco Alò – Il Messaggero)

 

James Bowen è un cantautore homeless, che vive e dorme per strada, mangiando quel che trova e cedendo al richiamo dell’eroina per scappare dalla disperazione. I suoi genitori si sono separati quando aveva undici anni, James ha seguito la madre in Australia, poi è tornato a Londra, ma non è mai riuscito a farsi riaccettare dal padre, che nel frattempo ha formato una nuova famiglia. L’incontro che cambierà la vita di Bob è quello con un gatto rosso, trovato a gironzolare nella sua casa popolare di Tottenham. Per curare Bob da una ferita, James trova la forza di alzarsi al mattino, ma la cura è reciproca: anche Bob non lo lascia mai; lo segue montandogli sulla spalla mentre va a raccogliere soldi suonando a Covent Garden o in giro per Londra in bicicletta per vendere il Big Issue.

La storia vera di Bowen e del gatto chiamato Bob è diventata un libro che ha venduto un milione di copie nella sola Inghilterra, che ha dato luogo a molte altre pubblicazioni, per adulti e bambini e che ha, non solo cambiato, ma letteralmente rivoluzionato la storia del suo protagonista, trasformando un incubo in una fiaba e, ora, in un feel good movie. Fino ad un certo punto, però. Uno degli aspetti interessanti del film, infatti, insieme e in accordo col tono realistico e l’asciuttezza dei dialoghi, è il suo non fare troppi sconti sulle “scomodità” della vita di strada, sui pericoli mortali della droga e sul calvario della disintossicazione. Nessuna sequenza alla Trainspotting, il fuoco del film di Spottiswoode è morbido e caldo come il pelo di un gatto, non ci si può addentrare troppo nell’incubo (il protagonista non perde mai la pazienza, è una specie di santo), ma le omissioni non suonano come bugie, bensì come una scelta di registro, comprensibile se non giustificata.

L’altro aspetto è raggomitolato nell’idea stessa di A spasso con Bob e ha a che fare con la teoria che la dipendenza dalle droghe pesanti abbia una ragione psicologica, che mette più a rischio alcuni soggetti di altri, e deriva da una mancanza affettiva profonda, da bisogni emotivi drammaticamente trascurati. Il film insiste molto, persino troppo schematicamente, sul ruolo che l’abbandono del padre ha avuto nella vita di James, e non c’è dubbio che Bob, con le sue fusa e la sua ostinata presenza, rappresenti, nella vita del ragazzo, la prima vera forma d’amore, reciproca e incondizionata, con tutte le conseguenze positive del caso. Una specie di angelo alla Frank Capra, rivestito di pelo rossiccio.

La scelta di Luke Treadaway come protagonista, che non assomiglia al vero Bowen ma ispira un’eguale tenerezza istintiva, conferma l’intenzione del film di proporsi come un racconto istruttivo e commovente, una storia di speranza e di riscatto. Niente di che, specie dal punto di vista filmico, ma un giusto invito a guardare alle persone da un’altra prospettiva, meno giudicante e più felina.

(Marianna Cappi – My Movies)