1001 grammi


14/10/2016 - 15/10/2016

Proiezione unica ore 21

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Marie lavora presso lo Justervesenet, l’ufficio norvegese dei pesi e delle misure, insieme al padre Ernst. Mentre è alle prese con le macerie della propria vita sentimentale, la trentacinquenne viene incaricata di recarsi a Parigi – portando con sé il prezioso campione del chilogrammo norvegese – per rappresentare il suo paese al seminario sull’esatta determinazione del peso. Nella capitale francese, tra i delegati di tutto il mondo, conoscerà Pi, un collega che forse la aiuterà ad assegnare le giuste misure alle cose della vita.

Il cinema del norvegese Bent Hamer, non un Kaurismäki in minore come si scrive spesso, è abitato da personaggi incapaci di uscire dal proprio disagio esistenziale, fotografati nella loro inadeguatezza di rapportarsi col mondo e con il prossimo. Anche Kitchen Stories – Racconti di cucina, il film che l’ha rivelato dopo Eggs e En dag til i solen, orbitava sulla solitudine e la mancanza di scopo, a partire da un surreale esperimento pseudo-scientifico che aveva il fine di monitorare i movimenti quotidiani nello spazio delle cucine degli scapoli di una certa età. In 1001 grammi l’esperimento, per così dire, è quello che, in seguito ad alcuni eventi, porta avanti la solitaria e metodica Marie. Se l’anima pesa 21 grammi, come le dice il padre Ernst, la scienziata norvegese comincia a voler sapere, nello specifico, qual è il peso di ciò che veramente conta nella vita di ognuno. In questo lavoro di Hamer, che visivamente riprende lo stile hopperiano a cui ci ha già abituato e i consueti toni ironico-raggelati, l’idea fulcro della misurazione non prende la via che imboccava il Mastroianni di Break-Up, non si trasforma in ossessione quanto in un modo attraverso il quale uscire dal guscio: ha dunque una valenza positiva, non negativa, portando alla vita e non alla morte. (…) Se 1001 grammi comprende a pieno l’anima di un modo particolarissimo di guardare alla realtà, ugualmente, sembra voler intercettare il consenso di un pubblico più vasto, così com’era accaduto con la trasposizione bukowskiana di Factotum. L’attenzione al dettaglio, l’emersione di una disperazione quieta e, anche per questo, più spaventosa, la creazione di un universo sospeso rimangono le stesse, ma con più di un’ombra di maniera. Come Kitchen Stories – Racconti di cucina e altri titoli del regista, anche 1001 grammi è un apologo sulle differenze culturali e sul loro incontro-scontro: cos’altro è il seminario francese? Triste e comicamente nordico, con sferzate di ironia intelligente capaci di alzare il tiro non poco, è un altro esempio di quel romanzo dello spaesamento fatto di figure geometriche e anime in cerca di riscatto che il regista scrive di film in film.

(www.mymovies.it)

 

Ritratto di una donna tutta sola. La norvegese Marie, nel mezzo del cammin di sua vita, si trova a fare i conti con una situazione esistenziale quasi insostenibile. Il compagno se n’è andato da poco, e non passa giorno senza che non si porti via qualche suppellettile dalla casa una volta condivisa. Sul lavoro va un po’ meglio, ma si tratta solo di contatti occasionali, piccoli lampi di calore insufficienti a riscaldare davvero il cuore. Resta l’anziano padre, anche lui impiegato nello stesso centro scientifico, un luogo d’eccellenza la cui missione è garantire l’oggettività assoluta di pesi e misure. Ecco, Marie questo sa fare molto bene: pesare e misurare tutto, dando a ciascuna cosa e a ciascun sentimento la sua oggettiva importanza. Ma quando il padre muore, quando anche quest’ultima diga contro la freddezza del mondo se ne va, come farà la perfetta “misuratrice” a sostenere la solitudine assoluta? Un viaggio di lavoro a Parigi, dove si riuniscono i colleghi degli altri istituti internazionali, tutti con il loro preziosissimo “chilogrammo-campione” in valigia, può aprire uno spiraglio. L’esprit de géométrie si confronta infine con l’esprit de finesse: vorrebbe vincere il primo, ovviamente, ma il secondo, specie nella capitale francese, ha le sue armi vincenti. Soprattutto perché si materializza in una persona, un uomo diverso dagli altri, un fisico davvero innamorato degli aspetti più reconditi e poetici della natura. L’algida quotidianità norvegese, così pulita e insieme così arida, di fronte a un universo nuovo. Quanto peserà, a Parigi, quel chilogrammo tanto gelosamente conservato in valigia? Sempre gli stessi grammi, pena la sovversione di un intero universo di riferimento, o un impercettibile, e però fondamentale, qualcosa in più?

(Luigi Paini – Il Sole 24ore)

 

Regia: Bent Hamer; Attori: Ane Dahl Torp, Laurent Stocker, Per Christian Ellefsen, Didier Flamand; Anno: 2014; Sceneggiatura: Bent Hamer; Fotografia: John Christian Rosenlund; Montaggio: Anders Refn; Musiche: John Erik Kaada; Produzione: Pandora Filmproduktion, Slot Machine, Zdf/Arte; Distribuzione: Movies Inspired; Paese: Norvegia, Germania; Durata: 93’.