06/03/2015 - 07/03/2015
Proiezione unica ore 21
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Ambientato nella città di Amburgo, dove Mohammed Atta e i suoi avevano pianificato l’attacco alle Torri, A Most Wanted Man – romanzo (2008) di John Le Carrè che al pari degli altri suoi sarebbe riduttivo relegare nella pura categoria genere spionistico – getta uno sguardo disincantato e insieme compassionevole sul mondo del controterrorismo dopo settembre. Al centro del quadro l’agente Bachmann, uno Smiley tedesco che affonda nel bere solitudine e malinconia, a guida di un piccolo team impegnato a cercare di risalire, di pedina in pedina, ai terroristi di alto profilo. È un lavoro paziente e rischioso e pretende i suoi tempi, cosa che irrita sia i capi diretti di Bachmann, sia la Cia con i suoi metodi spicci.
A cadere nel loro mirino è Yssa, un giovane ceceno pesantemente torturato dai russi, che una graziosa avvocatessa di diritti umani (Rachel McAdams) sta aiutando a entrare in contatto con un banchiere (Willem Dafoe) presso cui sono depositati i fondi lasciatigli dal padre, un russo potente e corrotto che il ragazzo odia. Convinto dell’innocenza di Yssa, Bachmann vorrebbe solo usarlo come esca per catturare il pesce grosso, un filantropo islamico da lui sospettato di destinare parte delle donazioni ai gruppi terroristici, ma la Cia interviene con la solita aggressività, senza curarsi degli effetti collaterali.
Il sottile gioco spionistico del libro e i relativi corollari politici sono dignitosamente rispecchiati nell’adattamento dello sceneggiatore australiano Andrew Bovell; e altrettanto dignitosamente il regista olandese Antonio Corbijn mette insieme i tasselli del puzzle, tenendo coperto fino all’ultimo il disegno complessivo. Intendiamoci, La spia non ha l’avvolgente atmosfera e il denso fascino di La talpa di Thomas Alfredson, e tuttavia la presenza di Philip Seymour Hoffman è un vero punto di forza. La sua interpretazione del logorato dolente Bachmann, consapevole di muoversi a cavallo di un invisibile filo fra bene e male che è facile oltrepassare, privo delle certezze adamantine dei colleghi americani, disincantato e però mai cinico, è a misura perfetta di questo tipico antieroe della “spionistica commedia umana” di Le Carrè.
(Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa)
Fa sicuramente uno strano effetto rivedere Philip Seymour Hoffman al cinema mentre ancora metabolizziamo la sua perdita. Non sorprende affatto, invece, la solita impressionante aderenza con cui tratteggia un anomalo agente segreto ciancicato e sfatto, consumato dall’alcool e dalla disillusione, con un tracollo lavorativo alle spalle e un’allergia sistematica alla politica e alla burocrazia. Hoffman è infatti Gunther Bachmann, una delle ultime spie uscite dalla penna di John le Carré (in Yssa il buono, del 2008) e portato al cinema dal regista olandese di Control e The American, Anton Corbijn. Le vicende prendono vita ad Amburgo, nelle cui acque torbide, che aprono i titoli di testa, annegano le contraddizioni dello spionaggio occidentale intento a “rendere il mondo un posto più sicuro”, ma mai più logico. Non fa eccezione il caso di un fuggitivo ceceno in odore di adesione al terrorismo che finisce sotto i riflettori dell’unità di intelligence tedesca diretta da Bachmann. Corbijn si muove bene tra le pagine del romanzo e ne asseconda lo spirito freddo e disilluso con una regia secca e sobria e un bel cast (Rachel McAdams è sorprendentemente brava, Robin Wright è inappuntabile, mentre Willem Dafoe gira a vuoto) e ne fa una riuscita riflessione sulle apparenze, la legittimità del dubbio, i confini della manipolazione e l’impossibilità di fare andare le cose per il verso giusto. Sarà ricordato come l’ultimo film con Hoffman, senza essere l’ultimo film con Hoffman, ma c’è molto di più.
(FilmTv)
Titolo originale:
A Most Wanted Man
Regia:
Anton Corbijn;
Interpreti:
Philip Seymour Hoffman (Günther Bachmann), Willem Dafoe (Tommy Brue), Robin Wright (Martha Sullivan), Rachel McAdams (Annabel Richter), Daniel Brühl (Max), Nina Hoss (Irna Frey), Grigoriy Dobrygin (Issa Karpov), Mehdi Dehbi (Jamal), Homayon Ershadi (Dott. Faisal Abdullah), Kostja Ullmann (Rasheed);
Origine:
Gran Bretagna, Germania;
Anno:
2014;
Sceneggiatura:
Andrew Bovell;
Fotografia:
Benoît Delhomme;
Musica:
Herbert Grönemeyer;
Montaggio:
Claire Simpson;
Produzione:
The Ink Factory, Amusement Park Films, Potboiler Productions, Demarest Films, Film4, Senator Film Produktion;
Distribuzione:
Notorius Pictures (2014);
Durata:
121’