Wonder


02/03/2018 - 03/03/2018

Proiezione unica ore 21

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Regia: Stephen Chbosky
Interpreti: Julia Roberts - Isabel Pullman, Jacob Tremblay - Auggie Pullman, Owen Wilson - Nate Pullman, Mandy Patinkin - Mr. Tushman, Izabela Vidovic - Via Pullman, Ali Liebert - Ms. Petosa, Daveed Diggs - Mr. Browne, Sonia Braga - Madre di Isabel, Emma Tremblay - Michelle, Danielle Rose Russell - Miranda, Millie Davis - Summer, Noah Jupe - Jack Will, Bryce Gheisar - Julian, Kyle Breitkopf - Miles, Rachel Hayward - Madre di Miranda, Emily Delahunty - Ximena, Elle McKinnon - Charlotte, William Dickinson - Eddie, Ben Ratner - Mr. Davenport, James A Hughes - Henry, Lucia Thain - Savannah, Emily Giannozio - Rebecca Gibbs
Origine: Stati Uniti
Anno: 2017
Soggetto: romanzo omonimo di R.J. Palacio (ed. Giunti)
Sceneggiatura: Stephen Chbosky, Steve Conrad, Jack Thorne
Fotografia: Don Burgess
Musiche: Marcelo Zarvos
Montaggio: Mark Livolsi
Produzione: Lionsgate
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 113


C’è un ragazzino americano che va a scuola indossando un casco da astronauta, sfoggiando una treccina da studente Jedi di Guerre Stellari e contando i giorni che lo separano da Halloween, festa in cui potrà confondersi tra i coetanei indossando una maschera da mostro. Si chiama Auguste Pullman ma per tutti è Auggie ed è affetto dalla nascita da una malformazione cranio-facciale denominata sindrome di Treacher Collins. A scuola lo chiameranno Gollum (da Il Signore degli Anelli), Freddy Krueger (da saga horror Nightmare) e Darth Vomitus (storpiatura da Guerre Stellari) ma niente paura: Auggie ha una famiglia dannatamente forte alle spalle abituata a convivere con il suo aspetto da un decennio. Infatti la qualità principale di Wonder di Stephen Chbosky, tratto dall’omonimo romanzo di Raquel Jaramillo nella tradizione dell’eroe del racconto affetto da patologia antiestetica sulla scia di The Elephant Man (1980) di Lynch e Dietro la maschera (1985) di Bogdanovich (cui è strettamente collegato), è rappresentata dal fatto di deviare la nostra attenzione dal solo ed esclusivo protagonista tormentato dai suoi simili per via dell’aspetto.
I punti di vista, come le voci narranti, sono anche quelle di chi gli sta a fianco: una sorella teenager spesso trascurata per via della patologia del fratellino, una madre coraggio obbligatasi allo spasmodico controllo di Auggie, un padre costretto a fare sempre il buffone e un collega studente lentamente capace di stabilire un onesto rapporto di amicizia con il piccolo Pullman. Staccandoci ogni tanto dal suo viso martoriato riusciamo ad avere uno sguardo meno morboso e paternalista, grazie a un insieme di personaggi capaci dispiegarci ancora meglio l’eccezionalità di una situazione molto meno infernale di quello che si può pensare (grande dote del film: la pacatezza).
Eccellenti Julia Roberts ed Owen Wilson come genitori del protagonista (coppia bilanciata tra leggerezza di lui e rigore di lei) e ancora una volta da ricordare il potere di Guerre Stellari, saga nelle nostre sale con il capitolo numero VII. «Se Chewbecca venisse a scuola, lo fisserei anche io», dice Auggie riferendosi al bestione peloso. Ha perfettamente ragione. Mentre se lui vivesse «tanto tempo fa in una galassia lontana lontana» si potrebbe tranquillamente confondere tra le creature dai lineamenti bizzarri di quell’universo. Dunque Wonder ci ricorda, qualora qualcuno avesse ancora dei dubbi, l’importanza del cinema horror e fantastico per chi non ha avuto la fortuna di nascere con un aspetto canonico. Il piccolo Jacob Tremblay, esploso con Room nel 2015, si conferma così controllato da sembrare un veterano a soli 11 anni di età. Un’ora e mezzo di trucco facciale al giorno per diventare Auggie. Una grande prova la sua. In meravigliosa sottrazione.
Francesco Alò, Il Messaggero

Non è facile essere Auggie, bambino nato con una rara sindrome che provoca deformazioni alla testa. E non è facile essere i suoi genitori, perennemente in ansia per le prove che il figlio dovrà affrontare. Al centro di Wonder, diretto da Stephen Chbosky e tratto dall’omonimo romanzo di R.J. Palacio, c’è naturalmente lui, August Pullman, interpretato da Jacob Tremblay con una naturalezza che lascia a bocca aperta.
Eppure, se Wonder non è il solito film strappalacrime con finale edificante, lo si deve anche agli altri interpreti. Non solo la madre Isabel Pullman, ovvero Julia Roberts stavolta mortificata da look monacale stile hobenaltroacuipensare, non solo la sorella maggiore Via (Izabel Vidovic), ma anche, e soprattutto, il padre Nate, affidato a Owen Wilson, attore reduce da esperienze con Woody Allen in Midnight in Paris, con Wes Anderson nel Treno per Darjeeling, con Paul Thomas Anderson in Vizio di forma.
Il suo Nate, papà affettuoso e infantile, capace di comunicare con Auggie attraverso la semplice lingua dell’amore, suscita simpatia trascinante: «Con Auggie – spiega l’attore –, Nate ha una relazione giocosa che include il karate e le battaglie con la spada laser. Sento di aver passato la vita a prepararmi per questo ruolo, perché in queste cose sono veramente bravo». Beato understatement. Per chi lo possiede, il successo è a portata di mano.
Fulvia Caprara, La Stampa