Scompartimento N. 6


18/03/2022 - 19/03/2022

Proiezione unica ore 21

Acquista i biglietti


Regia: Juho Kuosmanen
Interpreti: Seidi Haarla - Laura, Yuriy Borisov - Ljoha, Dinara Droukarova - Irina, Julia Aug - Natalia Nemova, conduttrice del treno, Lidia Kostina - Madre adottiva di Ljoha, Tomi Alatalo - Saska, ragazzo con la chitarra, Viktor Chuprov - Cameriere del treno, Denis Pyanov - Umo alla cabina del telefono, Polina Aug - Impiegata hotel, Dmitriy Belenikhin , Vladimir Lysenko
Origine: Finlandia, Germania, Estonia, Russia
Anno: 2021
Soggetto: ispirato al romanzo "Scompartimento n.6" di Risa Liksom (ed. Iperborea)
Sceneggiatura: Andris Feldmanis, Livia Ulman, Juho Kuosmanen
Fotografia: J-P Passi
Musiche:
Montaggio: Jussi Rautaniemi
Produzione: Aamu Film
Distribuzione: BIM
Durata: 106


È vero, è la storia più vecchia del cinema, “boy meets girl”, anzi “girl meets boy” perché qui è lei a condurre il gioco. E poi certo, i due non potrebbero essere più diversi, sappiamo già che l’amore è impossibile, proprio qui sta il gioco, sai che novità. Però… Però gli attori sono magnifici e lo spaesamento ci avvolge e ci avvince fin dalle prime scene. Poi il film, seconda regia di un finlandese, ha vinto il Gran Premio della Giuria a Cannes, che viene subito dopo la palma, una ragione ci sarà. Così ci lasciamo andare e cerchiamo di capire dove siamo. A giudicare da certi indizi dev’essere la Russia primi anni ‘90, gli anni della grande disgregazione, e mentre quel treno avanza lento verso Murmansk, oltre il Circolo Polare Artico, paesaggi geografici e umani si accordano come per magia. Saranno duemila chilometri ma ci vogliono giorni. La convivenza è obbligata, i sedili scomodi, la controllora sgradevole. Lui, cranio rasato e movenze postsovietiche, mangia salame con la vodka e fa battutacce tremende. Lei, archeologa finlandese, si aggrappa alla sua missione culturale, vedere i petroglifi di Murmansk, graffiti preistorici, forse per una delusione sentimentale. Intanto il treno procede, le distanze crescono ma ogni tanto svaniscono, lui le prova tutte e ogni tanto ne azzecca una. Il viaggio è lungo, la Russia immensa, si può anche scendere, si fanno strani incontri, le luci cambiano continuamente in una fantasmagoria nordica gelida e struggente. C’è dietro un romanzo edito da Iperborea della finnica giramondo Rosa Liksom (pseudonimo, Liksom vuol dire “come se” in svedese), si capisce dai dialoghi affilati come i sentimenti che ora nascondono ora rivelano. Ma il regista sa cosa fa, accidenti se lo sa, e gli attori pure. Così il treno avanza, le maschere cadono, i binari si allontanano come rose non colte, le distanze diventano astronomiche ma l’amore va alla velocità della luce anche quando non è amore, non può esserlo, lui lo sa. Così, tra una miniera e una costa avvolta dai ghiacci, tutta quella tristezza e tutta quella speranza ci prendono alla gola, diventano nostre, Murmansk diventa Marienbad, la Monument Valley, la tolda del Titanic. Il confine tra due epoche e due mondi che si incarnano in quel viaggio. Come accade quando qualcuno, sia benedetto il cinema, ritrova il ritmo, il tono, i gesti, la luce.
Fabio Ferzetti. L’Espresso

Juho Kuosmanen, finlandese, classe 1979, è un regista con una visione semplice del cinema e delle cose. I suoi film – prima di questo, l’inedito The Painting Sellers (2010) e La vera storia di Olli Mäki (2016) – sono storie di persone che si incontrano e scelgono di stare insieme; storie umaniste e minime, saldamente ancorate ai sentimenti che le animano. Scompartimento n. 6, tratto da un romanzo della scrittrice finlandese Rosa Liksom, ambientato nella Russia di metà anni ‘90, trova la sua bellezza nella condivisione di uno spazio: lo scompartimento del diretto Mosca–Murmansk che dà il titolo e a bordo del quale si conoscono la studentessa finlandese Laura, in viaggio verso un sito archeologico nell’estremo nord dopo che la sua insegnante e amante l’ha scaricata, e Vadim, minatore musone e alcolizzato capace di improvvisi slanci di generosità. La casualità delle loro traiettorie genera l’unicità di una storia d’amore indefinita e non riconosciuta che trasforma l’anonimo paesaggio della Russia post comunista nella scena ideale di una commedia sentimentale. Lo stesso stile di Kuosmanen e dell’inseparabile direttore della fotografia JaniPetteri Passi è anch’esso semplice, con la camera a mano che segue, precede, avvicina e talvolta osserva da lontano (per esempio, nella bellissima sequenza della visita al sito archeologico su un promontorio sferzato dal vento) i personaggi, mostrandoli come figure imperscrutabili di cui è giusto sapere il meno possibile. È come se per Kuosmanen il cinema dovesse chiedere il permesso per entrare nello scompartimento, e ascoltare, guardare, intuire prima di cominciare a raccontare.
Roberto Manassero, FilmTV