Piccole crepe, grossi guai


23/01/2015 - 24/01/2015

Proiezione unica ore 21

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È in base all’intuizione di Mathilde (Catherine Deneuve), vivace signora impegnata in attività solidali, che Antoine (Gustave Kervern), ex musicista immerso in uno stato di autodistruttiva abulia, viene assunto come portiere. Bizzarra scelta che si dimostra giusta. Con la sua mite tolleranza, l’uomo diventa una sorta di ideale catalizzatore dei problemi dei condomini. E, a sorpresa, è proprio Mathilde a rivelarsi la più bisognosa di sostegno quando d’un tratto comincia a essere ossessionata da una crepa sul muro di casa. Non sarà che l’equilibrio dello stabile, e forse dell’intero quartiere, è a rischio? Mathilde cade nel panico, poi nella depressione e, infine, solo grazie al catartico rapporto con Antoine, riuscirà a prendere atto che le sue sono crepe interiori, scavate dall’ansia. Leggiadro in superficie e amaro nel fondo, il teatrino umano di Pierre Salvadori si svolge quasi tutto nel cortile del caseggiato dove è un gran transitare di individui, cani, biciclette; Kervern è un perfetto Antoine, triste, gentile e arruffato; e intonandosi al registro lunare e poetico della commedia, la Deneuve scende per una volta dal piedistallo e incarna una Mathilde autentica e vulnerata.

(Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa)

 

È un problema mondiale. La vita fa sempre meno ridere, (ergo) la domanda di commedia è alle stelle. Di qui l’esigenza dei migliori: fare commedie senza perdere l’anima. Piccole crepe, grossi guai (già Dans la cour, Nel cortile) raccoglie la sfida riunendo un pugno di “scoppiati” in un condominio medio borghese parigino. Kervern (uno dei due geniali registi di Louise Michel) è il nuovo portiere, depresso e cocainomane. Deneuve una signora un po’ tocca, anzi del tutto. Intorno pulsa un microcosmo buffo e inquietante, ladri di biciclette, maniaci compulsivi, senzatetto russi, ciechi cui leggere libri e giornali… Ma questo viluppo di vite inceppate è niente confronto al turbine di sentimenti che si scatena. Script spericolato, attori magnifici. La libertà e la follia delle commedie italiane anni Sessanta più l’anima letteraria del cinema francese. Insolito, vivificante.

(Fabio Ferzetti – Il Messaggero)

 

Sceso dal palcoscenico dei concerti rock per infilarsi nell’anonimato della guardiola di un condominio, Antoine è un performer che rifiuta la platea: cerca solitudine, indifferenza, l’esatto opposto di un pubblico. Non è qualificato per il lavoro di guardiano del palazzo, ma Catherine Deneuve lo assume perché non sa mentire, virtù accidentale di un uomo che ha disimparato a essere al centro dell’attenzione. La sua aria dimessa e riservata, però, diventa calamita per l’empatia del microcosmo condominiale: dagli inquilini più pedanti a quelli incapaci di seguire le regole, dagli squatter ai disseminatori di volantini, tutti si rivolgono ad Antoine, trovano in lui un silenzioso, goffo punto di riferimento. Così è pure per la splendida Deneuve, che nelle crepe del suo appartamento scorge la fine: del palazzo, del quartiere, della sua felicità, e sull’orlo di un’apocalisse isterica si aggrappa al guardiano con tutte le unghie. Gustave Kervern, comico e regista francese che in coppia con Benoit Delépine ha firmato i cult Louise Michel e Mammuth, qui è protagonista assoluto, il cuore impacciato di un universo condominiale pervaso dall’ansia e da un maldestro sentimento comunitario: poche battute bofonchiate, fisicità ingombrante e diversità irriducibile, porta con sé una dose edulcorata dello straniamento che dietro la macchina da presa è la sua cifra. Dando vita con Deneuve a un passo a due dolente e misurato, manuale in forma di commedia amara su come stuccare le crepe della vita.

(Ilaria Feole – FilmTv)

Titolo originale:

Dans la cour

Regia:

Pierre Salvadori;

Interpreti:

Catherine Deneuve (Mathilde), Gustave Kervern (Antoine), Féodor Atkine (Serge), Pio Marmaï (Stéphane), Michèle Moretti (Colette),Nicolas Bouchaud (Sig. Maillard), Oleg Kupchik (Lev), Bruno Netter (Sig. Vigo), Garance Clavel (Ex di Antoine);

Origine:

Francia;

Anno:

2014;

Soggetto e sceneggiatura:

Pierre Salvadori, David Colombo-Léotard;

Fotografia:

Gilles Henry; Musica: Stephin Merritt, Grégoire-Léotard;

Montaggio:

Isabelle Devnick;

Produzione:

Les Films Pelléas, in coproduzione con France 2 Cinéma, Delta Cinéma, Tovo Films;

Distribuzione:

Good Films (2014);

Durata:

94’