Nomadland


28/05/2021 - 29/05/2021

Ore 20.45 - Termine proiezione ore 22.30

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Regia: Chloé Zhao
Interpreti: Frances McDormand - Fern, David Strathairn - Dave, Linda May - Linda, Swankie - Swankie, Bob Wells - Bob
Origine: Stati Uniti
Anno: 2020
Soggetto: libro "Nomadland. Un racconto d'inchiesta" di Jessica Bruder (Edizioni Clichy)
Sceneggiatura: Chloé Zhao
Fotografia: Joshua James Richards
Musiche: Ludovico Einaudi
Montaggio: Chloé Zhao
Produzione: Highwayman
Distribuzione: Disney
Durata: 108


L’America, il western, il cinema di Chloé Zhao. La sua è la rilettura di un genere, è la riscoperta dell’elemento fondativo di una nazione. Dalla sua macchina da presa sgorga l’eredità di John Steinbeck, di Cormac McCarthy. In The Rider – Il sogno di un cowboy si confrontava con Sam Peckinpah e L’ultimo buscadero. In Nomadland ci sono le pianure di John Ford, le montagne di Anthony Mann, le strade di Jack Kerouac, ma anche la poesia di Bruce Springsteen. Furore, le carovane, il viaggio che caratterizza da sempre la cultura degli Stati Uniti.
Il movimento non è dato solo dalle ruote sull’asfalto, ma dalla fotografia di un Paese spezzato, classista, a più velocità. Si vive come nomadi, al posto dei cavalli ci sono i van, e il nome del “furgoncino” sgangherato della protagonista Fern è “Vanguard”, Avanguardia. La città dove abitava si chiama “Empire”, Impero, ma è stata abbandonata. Un’ironia amara, la sconfitta della modernità.
Nomadland è il fantasma del capitalismo, l’ombra di un sogno che non si è mai concretizzato, l’immagine di una terra ricca di opportunità che si è dissolta. Zhao restituisce dignità alla provincia, esalta il legame tra uomo e natura. Con sguardo da documentarista, cattura i volti di chi non vuole restare indietro, di chi sceglie di non fermarsi.
Tanti primi piani, i racconti di solitudini diverse, che provano a fare comunità in mezzo al deserto. La musica di Ludovico Einaudi, il viso scavato di Frances McDormand, il libro Nomadland: Surviving America in the Twenty-First Century di Jessica Bruder, sono i tasselli di un mosaico che cattura la quotidianità di chi è rigettato dal sistema.
È un western senza pistole. I personaggi hanno la pelle bianca, ma potrebbero essere “indiani”. La loro riserva è tutto ciò che sta al di fuori dai canoni, dai grattacieli delle metropoli. Trovano una loro quiete la sera intorno al fuoco, come stanchi cowboy sempre in fuga da qualcosa. Sono inseguiti dai ricordi, che da memoria personale diventano coscienza collettiva. Fern ha perso il marito… Non è un tema nuovo per Zhao. Nella sua opera prima Songs My Brother Taught Me si immergeva tra i nativi di Pine Ridge per riflettere su come l’arrivo del contemporaneo influisse sui Lakota. In The Rider – Il sogno di un cowboy, il protagonista è mezzo Lakota. Sono punti di congiunzione che ritroviamo nelle vite ai margini di Nomadland, un potente affresco su un’America nascosta, dove la desolazione del paesaggio si fonde con le anime lacerate dei viaggiatori.
È un film di battaglie spesso perdute, dove gli unici datori di lavoro disposti a pagare appartengono alla cosiddetta gig economy, e l’esasperazione del consumismo sembra essere la sola via di uscita. Quindi Zhao mostra chi ha meno, chi non può e non vuole accumulare. L’unico dispositivo tecnologico di Fern è uno smartphone, che lei usa soltanto due volte nella storia. La cineasta sottolinea la fermezza, l’impossibilità di cambiare dell’essere umano attaccato ai suoi valori. A suo modo invoca una riconciliazione: mette a tacere le trombe di un mondo frenetico, e cerca il silenzio, cerca un po’ di onestà in un West senza più miti né speranze.
Gian Luca Pisacane, cinematografo.it

L’impero americano è ormai una città fantasma. Fern (Frances McDormand) nel 2012 parte da lì: Empire, Nevada, dove viveva con il marito prima del collasso Usa. È una vedova ex insegnante poi precaria per Amazon, commessa fast food e impiegata in un magazzino di quarzo. Viaggia, incontra, parla, alla guida del minuscolo camper. Per una bimba è “senzatetto”, per la sorella “un nuovo pioniere”. Nomadland è un capolavoro sottovoce di viandanti che nelle praterie barattano apriscatole, dividendosi cibo e racconti attorno al fuoco. Chloe Zhao dirigerà il prossimo Marvel movie Gli eterni (2021) ma prima ha realizzato uno splendido “camping movie” con altri supereroi come i veri gitani non professionisti Linda May, il guru Bob Wells («Sembra Babbo Natale», commenta Fern) e la malata terminale, cui il film è dedicato, Swankie. Tra loro si incastra alla perfezione la star meno frivola di Hollywood, McDormand, sempre magnifica. Probabile Leone d’oro, poi pure da Oscar. Voto: 9.
Francesco Alò, Il Messaggero