Mustang


19/02/2016 - 20/02/2016

Proiezione unica ore 21

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Regia: Deniz Gamze Ergüven Interpreti: Günes Nezihe Sensoy (Lale), Doga Zeynep Doguslu (Nur), Elit Iscan (Ece), Tugba Sunguroglu (Selma), Ilayda Akdogan (Sonay), Nihal Koldas (Nonna), Ayberk Pekcan (Erol), Bahar Kerimoglu (Dilek), Burak Yigit (Yasin), Erol Afsin (Osman); Origine: Francia, Germania, Turchia, Qatar; Anno: 2015; Soggetto: Deniz Gamze Ergüven, Alice Winocour; Sceneggiatura: Deniz Gamze Ergüven, Alice Winocour; Fotografia: David Chizallet, Ersin Gök; Musica: Warren Ellis; Montaggio: Mathilde Van de Moortel; Produzione: CG Cinemà in coproduzione con Bam Film, Vistamar Flmproduktion, Uhlandfilm, Doha Film Institute; Distribuzione: Luky Red (2015); Durata: 94’

 

Mustang, ovvero il cavallo selvatico, a simbolo di fanciulle in fiore dallo spirito ribelle che è difficile intrappolare in tradizionali ruoli femminili. In un villaggio costiero sul Mar Nero nel Nord della Turchia, l’anno scolastico si è chiuso e cinque sorelle si uniscono a un gruppo di compagni per festeggiare sulla spiaggia con giochi innocenti quello che dovrebbe essere l’inizio delle vacanze, e invece si rivela un brusco passaggio verso l’età adulta. Informati da zelanti compaesani che le ragazze hanno dato “scandalo” scherzando in acqua a cavalcioni sulle spalle dei maschi, sia pur con i vestiti indosso, la nonna e lo zio tutore (le ragazze sono orfane) impongono loro una visita per verificarne la verginità e una serie di restrizioni: sequestro di computer e telefoni, tuniche informi nelle rare sortite fuori le mura casa e, al posto della scuola, un corso casalingo di economia domestica in vista di diventare buone mogli. La temporanea fuga di Lale (una fantastica ragazzina di nome Gunes Sensoy), la più piccola e indipendente del gruppo, per andare a vedere una partita di calcio inasprisce ulteriormente la prigionia, avviando rapidamente le più grandi a nozze combinate, in una spirale di crescente disperazione.

Molti hanno visto, e in qualche modo giustamente, echi delle Vergini suicide di Sofia Coppola nel film di Deniz Gamze Erguven, ma lo stile dell’esordiente regista turco, che vive a Parigi, riecheggia semmai il modello del cinema francese per il tocco lieve e la naturalezza con cui si intona ai palpiti adolescenziali delle protagoniste, tutte (salvo una) prese dalla vita.

L’opera prima non manca di qualche incongruenza e squilibrio di tono, la voce narrante di Lale risulta pleonastica ma Erguven, che ha scritto il copione con Alice Winocour, dimostra una bella abilità a dare a ognuna delle ragazze un proprio carattere e nello stesso tempo suggerire l’idea di una complicità profonda, lasciando che il messaggio sulla colpevole repressività delle società patriarcali (e non soltanto quella islamica) emerga dagli eventi.

(Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa)

 

Il cammino che conduce all’affermazione dei diritti non è una passeggiata. Si sono versate lacrime, è lastricato di sangue, sudore e polvere da sparo. E lo si dimentica sempre una volta che la conquista si è consolidata. È di questo che parla il film franco-turco (produzione francese, autrice alla sua opera prima la turca espatriata Deniz Gamze Ergiiven) Mustang, che la Francia ha scelto per essere rappresentata alla corsa all’Oscar per il miglior film straniero. Parlato in lingua turca, in questo caso: conferma della storica vocazione francese a farsi centro di riferimento e patria adottiva per cineasti dalle più diverse provenienze, ad attrarre risorse creative e valorizzarle.

L’inizio dice molto del suo tono, leggero nell’assumere un punto di vista adolescente, e al tempo stesso di solido spessore drammatico. […]

Da qui prende avvio un’estate di enormi cambiamenti, che nessuna potrà mai dimenticare. Provvedimenti sempre più restrittivi e repressivi messi in atto dallo zio a sua volta convivente e padre padrone sostitutivo. Consapevole quanta rassegnata a proposito delle condizioni di sudditanza femminile che una tradizione indiscussa continua a imporre, la donna cerca di fare da filtro: contenere e controllare lei per prima anticipando le mosse barbaramente conformiste del figlio e zio. Insomma, non abbiamo di fronte mostri ma gente per bene colma di buoni sentimenti e di autentiche attenzioni per le ragazze, ma soggetta a limiti culturali invalicabili. La scintilla della ribellione cova (e lo scivolare dalla dimensione giocosa –- perché stiamo parlando di ragazzine – al fare sul serio è impercettibile) ma viene facilmente soffocata nei primi due casi e neanche la svolta tragica che segna la terza candidatura servirà a invertire la tendenza, a interrompere il flusso delle convenzioni. A un film dominato da un’urgenza extra artistica (e alimentato da qualche esperienza auto-biografica) ma la sua disarmante freschezza, molto per merito delle cinque interpreti sicuramente non professioniste, riesce a farne un’opera di valore e non solo piattamente di denuncia.

(Paolo D’Agostini – la Repubblica)