Miss Marx


13/11/2020 - 14/11/2020

Proiezione unica ore 21
EVENTO ANNULLATO per DPCM 24 ottobre

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Regia: Susanna Nicchiarelli
Interpreti: Romola Garai, Patrick Kennedy, John Gordon Sinclair, Felicity Montagu, Karina Fernandez, Emma Cunniffe, George Arrendell, Célestin Ryelandt
Origine: Italia, Belgio
Anno: 2020
Soggetto:
Sceneggiatura: Susanna Nicchiarelli
Fotografia: Crystel Fournier
Musiche: Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo, Downtown Boys
Montaggio: Stefano Cravero
Produzione:
Distribuzione:
Durata: 108


Anche dopo il passaggio di Pieces of a Woman, dramma di una donna che perde il figlio e fa causa all’ostetrica, raccontato in maniera inutilmente virtuosistica, per ellissi temporali, il titolo migliore del concorso, è Miss Marx di Susanna Nicchiarelli. Opera quarta di un’autrice giunta a maturazione col precedente Nico, 1988, e che si confronta con un’altra storia vera, ma lontanissima. Eleanor Marx, figlia prediletta di Karl, militante socialista e femminista, traduttrice di Casa di bambola e Madame Bovary, alle prese con le contraddizioni emergenti in seno al movimento operaio. E soprattutto, con la scissione tra pubblico e privato. Senza figli, gravata dall’ombra del padre, scopre di avere un fratellastro (di cui si era inizialmente assunto la paternità Engels), ed è innamorata di un meschino figuro, che la regala fiori e legge poesie, ma intanto la inganna e scrocca viaggi e soldi in giro. Lei sa che è un cialtrone, ma lo ama lo stesso. Forte, in avanti coi tempi, Eleanor (che morirà suicida nel 1898) è però anche condannata dal proprio tempo alla fragilità. Stupisce, rispetto agli altri registi visti al Lido e non solo, la sicurezza con cui Nicchiarelli governa il film: compatto, ben scritto, con bravissimi attori soprattutto britannici (il film è girato in inglese), con un nocciolo drammaturgico sviluppato in scelte di regia di grande intelligenza. Da un inizio quieto, Miss Marx prende quota sfiorando il mélo (che non viene mai preso di petto: la regista si ferma un passo indietro). La ricostruzione d’epoca è impeccabile, credibilissima, come i dialoghi, a tratti ispirati ai testi della stessa Marx. L’unico dubbio riguarda a tratti l’uso delle musiche, celebri brani classici riadattati e pezzi del gruppo Downtown Boys, che portano verso un’attualizzazione marcata. Ma si tratta di un film sorprendente, che riesce a rendere benissimo il senso di una biografia individuale, di un’epoca e del suo senso.
Emiliano Morreale, La Repubblica

Papà è stato appena seppellito. Il discorso funebre è stato semplice ma emozionante, pieno di fatti, di idee, di ideali, come sarebbe piaciuto a lui. Ora bisogna sistemare il suo studio, riordinare le sue carte con l’aiuto del fido amico Engels, finire la partita a scacchi lasciata in sospeso con la sua governante-segretaria. Per Eleanor Marx detta Tussy (1855-1898), ultima delle tre figlie di Karl e sua prediletta, inizia una nuova vita. Deve proseguire l’opera del padre, portare avanti le sue lotte e il suo pensiero. Anche se forse c’è dell’altro. Lo dicono quelle note rock nei titoli di testa. Lo confermano le domande inquiete del nipotino. O quello spettacolo di lanterne magiche che manda in visibilio i più piccoli, e non solo loro.
Non tutto è come appare. Non tutto ciò che è reale è (stato) razionale nella vita dell’autore del Capitale. Ecco perché, per quanto in costume, il sorprendente Miss Marx dialoga con il nostro presente. Senza per questo rileggere la figura di questa infaticabile militante, protofemminista, autrice a sua volta di scritti e pamphlet socialisti, con gli occhi di un’altra epoca. Sarebbe troppo facile. Mentre il film di Susanna Nicchiarelli si limita a far parlare i fatti e i protagonisti di un’esistenza così esemplare che ci si stupisce non abbia ispirato prima unfilm o un romanzo.
E quindi via con una vita vissuta finalmente in prima persona, ma segnata da una progressiva, tumultuosa disillusione. Ecco il viaggio in America e l’amore per un uomo che si rivelerà fatuo e inaffidabile, il teatrante socialista Edward Aveling (Patrick Kennedy). Ecco affiorare segreti di famiglia con modalità che sembrano trovate di sceneggiatura (la lavagnetta di Engels, costretto al silenzio…) e invece sono autentiche.
Ecco l’Internazionale eseguita dal gruppo punk rock dei Downtown Boys virare in chiave sempre più moderna un film che però tra interni borghesi e fumate d’oppio, visite in fabbrica e comizi di piazza, non smette di attingere alla vera vita di Eleanor (ammirevole Romola Garai). Mentre le immagini d’archivio provenienti da epoche successive dettagliano la storia eterna dell’ingiustizia e dell’oppressione (non solo di genere), rendendo la signorina Marx ancora più vicina. Limpido, profondo, appassionante, mai compiaciuto. Ma incredibilmente ignorato dalla giuria di Venezian
Fabio Ferzetti, L’Espresso