Lumière! La scoperta del cinematografo


15/01/2017

Ore 15,30. Ingresso gratuito (riservato ai soci)

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Regia: Thierry Frémaux
Interpreti: Valerio Mastandrea (voce narrante)
Origine: Francia
Anno: 2016
Soggetto: Bernand Tavernier, Institut Lumière - Lyon, Sortie d'usine productions
Sceneggiatura:
Fotografia:
Musiche:
Montaggio: Thierry Frémaux, Thomas Valette, Fabrice Calzettoni
Produzione: Institut Lumière - Lyon, Sortie d'usine productions
Distribuzione: Il Cinema ritrovato
Durata: 90


Una selezione di 114 film (di 50” ciascuno) realizzata a partire dalle 1.422 vedute cinematografiche prodotte dalla Société Lumière fra il 1895 e il 1905. I film sono stati assemblati in un montaggio rappresentativo dei temi e dei soggetti affrontati da Louis Lumière e dai suoi operatori.
“Nei film dei Lumière a essere mostrata non è la Storia, ma la vita. E la vita è qualcosa di più profondo. È per questo che questi film sono così importanti: aprono la porta alla nostra immaginazione. È esattamente quello che oggi ci piace chiamare opera d’arte”. È a partire da questa riflessione di Jean Renoir che nasce questo prezioso film che sarebbe riduttivo definire un semplice documentario. Anche perché la realizzazione si deve a Thierry Frémaux che, prima di diventare il brillante direttore del Festival di Cannes, è stato ed è tuttora Direttore Artistico dell’Istituto Lumière di cui Bertrand Tavernier è Presidente. È da loro che nasce l’idea di proporre una panoramica al contempo agevole e approfondita del lavoro di chi il cinema lo ha letteralmente inventato. Con la collaborazione del laboratorio L’Immagine Ritrovata che ha provveduto al restauro si ha così la possibilità di compiere un tuffo nel passato che non ha nulla di polveroso o di didascalico.
Suddiviso in undici capitoli il film, con la voce guida di Valerio Mastandrea nella versione italiana, ci mostra come in queste brevissime riprese fosse già concentrato in nuce il futuro di quell’espressione artistica in cui soprattutto Louis Lumière credeva. Il fratello Auguste ne seguiva l’estro offrendo la propria disponibilità come attore. Frémaux guida lo sguardo dello spettatore nel cogliere come ogni singola inquadratura (la camera era fissa anche se si sentì fin da subito il bisogno del movimento) sia frutto di un attento studio grazie anche ai numerosi operatori, tutti professionalmente addestrati a cogliere la vita ‘finalmente’ non più fissata da una fotografia.
A partire dall’uscita dalla fabbrica Lumière (primo film ufficialmente riconosciuto anche se con più versioni) proseguendo con il famoso treno che spaventò gli spettatori che temettero di vederlo uscire dallo schermo per poi proporre i vari aspetti delle più diverse culture. Sempre però con una grande attenzione alla composizione dell’inquadratura anticipando (consapevolmente o meno) scelte che il cinema avrebbe compiuto solo nei decenni successivi.

(Giancarlo Zappoli – Mymovies)