
En fanfare
07/02/2025 - 08/02/2025
Proiezione unica ore 21
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Regia: Emmanuel Courcol
Interpreti: Benjamin Lavernhe - Thibaut, Pierre Lottin - Jimmy Lecocq, Sarah Suco - Sabrina, Jacques Bonaffé - Gilbert Woszniak, Clémence Massart - Claudine, Anne Loiret - Claire, Yvon Martin - Anthony
Origine: Francia
Anno: 2024
Soggetto:
Sceneggiatura: Emmanuel Courcol, Irène Muscari
Fotografia: Maxence Lemonnier
Musiche:
Montaggio: Guerric Catala
Produzione:
Distribuzione:
Durata: 103

Rinomato direttore d’orchestra, Thibaut Desormaux si scopre malato di leucemia e necessita di un trapianto di midollo osseo. Altra sorpresa è che la possibile donatrice, sua sorella, non è davvero tale: Thibaut è stato adottato e l’unica speranza di guarire dipende da Jimmy Lecocq, un fratello ignoto che vive nel villaggio di Walincourt, al nord della Francia. Quanto il direttore d’orchestra è colto e raffinato, altrettanto Jimmy, impiegato in una mensa scolastica e suonatore di trombone nella fanfara locale, si rivela goffo e rozzo.
Una volta risolta l’emergenza sanitaria, tuttavia, Thibaut si dà il compito di riparare all’ingiustizia della sorte: valorizzerà il talento del fratello, iniziandolo alla direzione e prospettandogli la possibilità di avere, un giorno, una propria scuola di musica. La storia di due fratelli adottati da famiglie diverse, cresciuti in ambienti opposti ma che si scoprono reciprocamente grazie a una stessa passione non è nuova. Per fortuna Emmanuel Courcol evita il potenziale di mélo strappalacrime, tipo “feel good movie” all’americana.
I suoi modelli vengono piuttosto dal cinema inglese: vedi la sottotrama di crisi economica che minaccia la chiusura di una fabbrica e la sparizione della fanfara. Con qualche lieve stonatura, ma senza false note, il regista riesce ad armonizzare vari temi – i legami fraterni, il determinismo sociale, lo shock di culture, la lotteria delle adozioni, il ruolo del caso – grazie a un particolare senso del “tempo” che alterna i momenti drammatici con quelli divertenti come in uno spartito ben equilibrato. Onnipresente la musica, la cui funzione va ben oltre il semplice commento: dalle composizioni colte della grande musica classica al jazz, amato da entrambi i fratelli, alle canzoni popolari, ai brani più celebri di Charles Aznavour.
Roberto Nepoti – la Repubblica
Il cinema francese ha una lunga e illustre tradizione nel fondere la commedia con la riflessione sociale, combinando il riso per l’assurdità della vita con un tono più profondo e malinconico. Un genere, quello della commedia francese, che è fiorito negli ultimi tempi, basandosi sul concetto di “dramedy” per creare personaggi tanto fragili quanto divertenti. L’orchestra stonata si inserisce perfettamente in questo filone, offrendoci una sentita esplorazione dei legami familiari attraverso una narrazione carica di umorismo e ottimismo.
Nonostante la gravitas della sua premessa, il film di Emmanuel Courcol non cade mai nel sensazionalismo a buon mercato; in questo senso, la regia è estremamente abile nel sovrapporre momenti di leggerezza tonale ad altri di autentica emozione. La scoperta che rivoluziona la vita di Thibaut, quando il suo mondo si scontra con quello di Jimmy, ha il sapore di una vera e propria commedia degli equivoci.
Uno degli elementi più interessanti è proprio la dinamica che si instaura progressivamente tra Lavernhe e Lottin: il ritratto di Thibaut come uomo raffinato e perfezionista che ha affinato la sua arte ci appare piuttosto vivido e comprensibile. In contrapposizione, troviamo Lottin come un Jimmy che irradia un’energia mondana e imprevedibile. Un contrasto che crea un tempo comico che colpisce nel segno, dando vita a un umorismo che ricorda per certi versi, come dicevamo, la screwball comedy degli anni Quaranta, anche se qui la componente romantica viene sostituita dall’amore fraterno.
Dramma dall’innegabile fascino grazie alla coppia di attori protagonisti (Benjamin Lavernhe e Pierre Lottin), L’orchestra stonata ha tutti gli ingredienti di una commedia popolare nel senso più nobile del termine: tenerezza, umorismo e ritmo. Sullo sfondo di complessità di classe, fratelli ritrovati e solidarietà operaia, il film di Emmanuel Courcol evita una serie di trappole, tra cui il moralismo e un illusorio lieto fine, senza paura di scendere anche nel grottesco.
Nulla di ciò che ci viene raccontato è assolutamente plausibile, ma tutto funziona con grazia: checché se ne pensi, crescere in un ambiente benestante della regione parigina non fa presagire lo stesso destino di chi è cresciuto in un ambiente molto modesto, lontano dai luoghi di cultura. Emmanuel Courcol non ha intenzione di giudicare questa situazione sociologica di fatto: al contrario, dimostra che, quando si tratta di vita e di amore, le differenze sociali possono sempre annullarsi.
Agnese Albertini – Cinefilos.it