L’altro volto della speranza


03/11/2017 - 04/11/2017

Proiezione unica ore 21

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Regia: Aki Kaurismäki
Interpreti: Sherwan Haji - Khaled, Sakari Kuosmanen - Wikström, Ilkka Koivula - Calamnius, Janne Hyytiäinen - Nyrhinen, Nuppu Koivu - Mirja, Kaija Pakarinen - Moglie, Niroz Haji - Miriam, Simon Hussein Al-Bazoon - Mazdak, Tuomari Nurmio , Kati Outinen , Tommi Korpela
Origine: Germania/Finlandia
Anno: 2017
Soggetto:
Sceneggiatura: Aki Kaurismäki
Fotografia: Timo Salminen
Musiche:
Montaggio: Samu Heikkilä
Produzione: Aki Kaurismäki per Sputnik Oy
Distribuzione: Cinema di Valerio De Paolis
Durata: 98


Il sessantenne rappresentante di camicie Wikström lascia la moglie senza dire una parola, appoggiando semplicemente le chiavi di casa e l’anello sul tavolo, mentre lei resta seduta a mettersi lo smalto alle unghie e bere vodka. Venduti i capi d’abbigliamento, decide di giocarsi a poker il ricavato e con la vincita compra un vecchio ristorante, La pinta d’oro. È il primo personaggio che Aki Kaurismaki presenta nel suo L’altro volto della speranza, Orso d’argento per la regia al 67° Festival di Berlino e designato Film della critica. In parallelo si muove Khaled, un giovane siriano costretto dalla guerra a giocarsi su un altro tavolo tutte le carte. Partito da Aleppo dopo la morte dei suoi familiari, tranne la sorella Miriam, partita con lui e arrivata fino al confine ungherese prima di restare indietro. Rocambolescamente il giovane arriva su una nave a Helsinki, dove gli viene rifiutata la richiesta di asilo politico, ma riesce a fuggire al rimpatrio e nascondersi nella città. Acquattato fuori dal ristorante lo trova Wikström che decide di dargli una mano. Kaurismaki racconta una favola tenera, comica e amara, ambientata al giorno d’oggi ma che rifiuta programmaticamente il presente (che peraltro sa delineare con acutezza) con un’ambientazione passatista: si usano macchine per scrivere, telefoni con la cornetta e vecchie valige. È la storia di due uomini che si incontrano, uno che ha perso tutto e un altro che si deve reinventare. Una pellicola carica di umanità ed empatia, che riprende alcuni temi di Miracolo a Le Havre e li sviluppa, senza neanche più il bisogno di giocare con i riferimenti cinematografici (là soprattutto il cinema francese degli anni ‘30 e ‘40). Un film che parla di speranza senza semplificazioni e retoriche, di persone di cuore e della loro importanza. Il regista finlandese parte da una conoscenza sincera degli emarginati e ricorda che ciascuno può fare qualcosa; invita a riconoscere nell’altro un lato di noi, perché sia i profughi provati dalla guerra sia gli occidentali disillusi e provati dalla perdita delle certezze hanno bisogno di una speranza, e forse l’apertura sincera è l’unica possibilità. Kaurismaki non è cineasta che addolcisce la realtà, ma con i suoi toni surreali, le sue battute e trovate esilaranti (memorabili le scene del sushi e dell’ispezione), ne sa far guardare gli aspetti meno immediati. Gli appassionati del cineasta nordico ritroveranno Kati Outinen, sarta che sogna il Messico e naturalmente un cane affettuoso e intelligente, vecchi chitarristi agli angoli di strada (è un musicista il primo a notare e aiutare Khaled), tanti rimandi ai film precedenti. Anche qui si riparte da un ristorante come in Nuvole in viaggio, mentre le situazioni dei bassifondi richiamano L’uomo senza passato.
Nicola Falcinella, L’Eco di Bergamo

C’è un volto nella notte. Appartiene a Khaled Alì. Il siriano alto 171 cm e pesante 71 kg emerge da un cumulo di carbone nascosto su un cargo appena arrivato in un porto finlandese. Incrocerà per strada una Checker Marathon modello 1967 guidata da Wikström, piazzista di camicie in procinto di darsi alla ristorazione. Cosa ci fa Khaled in Finlandia?
L’altro volto della speranza è la nuova perla di humour laconico dal geniale Kaurismäki, con le sue ossessioni (cantanti di strada, Checker Marathon) ma anche voglia di nuovo raccontando di immigrati a schiena dritta (iracheni, siriani, somali) e finlandesi brava gente (la Finlandia, come nazione, meno). Il meccanico di Aleppo Khaled (magnetico Sherwan Haji) verrà interrogato, misurato, picchiato e addirittura assunto (da Wikström). C’è durezza. Ma la speranza ha la pelle dura. Quella di Khaled. Miglior Regia al Festival di Berlino 2017. Chi conosce i sedici film precedenti di Kaurismäki (tra cui Vita da bohème, Nuvole in viaggio, L’uomo senza passato) non può perderlo. Chi non li conosce pure.
Francesco Alò, Il Messaggero