La Padrina – Parigi ha una nuova regina


26/11/2021 - 27/11/2021

Proiezione unica ore 21

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Regia: Jean-Paul Salomé
Interpreti: Isabelle Huppert - Patience Portefeux "Mama Weed", Hippolyte Girardot - Philippe, Farida Ouchani - Khadidja, Liliane Rovère - Madre di Patience, Iris Bry - Hortense Portefeux, Jade Nadja Nguyen - Sig.ra Fo, Rachid Guellaz - Scotch, Mourad Boudaoud - Chocapic, Iris Bry - Hortense, Rebecca Marder - Gabrielle, Youssef Sahraoui - Fratello Cherkaoui, Kamel Guenfoud - Fratello Cherkaoui
Origine: Francia
Anno: 2019
Soggetto: romanzo "La Bugiarda" di Hannelore Cayre (ed. Le Assassine)
Sceneggiatura: Hannelore Cayre, Jean-Paul Salomé, Antoine Salomé
Fotografia: Julien Hirsch
Musiche: Bruno Coulais
Montaggio: Valérie Deseine
Produzione: Les films du lendemain
Distribuzione: I Wonder
Durata: 106


Patience Portefeux è un’interprete dall’arabo che lavora per la squadra antidroga, a Parigi. È vedova da tanto tempo e guadagna troppo poco per sostenere gli studi della figlia e soprattutto la demenza senile della madre, le cui ultime volontà sono che le sue ceneri siano sparse sugli scaffali del reparto di lusso delle Galleries Lafayette. La stessa Patience conserva la nostalgia di un’infanzia agiata. Poi si presenta un’occasione, sotto forma di una grossa partita di droga abbandonata in mezzo al nulla durante un raid della polizia. Decisa a lottare contro il declino della classe media, Patience sfrutta la sua conoscenza dell’arabo, si traveste da sceicca e insieme a due piccoli trafficanti comincia a spacciare la droga. Ma dovrà sfuggire alle grinfie dei proprietari della merce, fare il doppio gioco con il capo della narcotici, che è anche suo amico, e tante altre cose. La padrina è una commedia francese della migliore vena, ben scritta, ben recitata, allo stesso tempo educata e insolente.
Jacques Mandelbaum, Le Monde – Internazionale

Con il tempo il talento eccezionale è diventato un’altra cosa, comune solo a poche attrici nella storia del cinema. L’impressione è che per Isabelle Huppert, protagonista del film di Jean Paul Salomè tratto dal romanzo La Daronne di Hannelore Cayre (in Italia Ed. Le Assassine), recitare sia più o meno come fumare una sigaretta. La sua prova, anche stavolta, nella Padrina, va ben oltre la naturalezza e fa intiuire il profondo divertimento con cui l’attrice deve essersi calata nei panni di Patience Portefeux, una signora sola, stanca del suo mestiere di traduttrice presso la Polizia di Stato, arrivata a quel punto della vita in cui si ha voglia di cambiare tutto. Magari anche ricollegandosi alle proprie radici franco-arabe e a uno spirito avventuroso per troppo tempo sacrificato. Fantastica Huppert, sempre diversa, sempre imprevedibile.
Fulvia Caprara, La Stampa

C’è qualcosa nella società contemporanea che spinge alla ricerca di un cambiamento dalla monotonia della vita di tutti i giorni. La consapevolezza che siamo visti come parti di una macchina più grande di noi, che pretende da noi la reiterazione delle stesse azioni quotidianamente, porta una pressione che può sfociare in una volontà di rottura. Il cinema ha saputo interpretare questa volontà di rottura della classe medio-borghese portando in scena una serie di persone comuni che si ritrovano improvvisamente a capo di vaste organizzazioni criminali, alla ricerca di un brivido che le scuota e ricordi loro che sono ancora vive. Da Breaking Bad ad Ozark la promessa di ricchezza che sottende allo stato moderno viene pervertita da figure apparentemente ordinarie. La daronne, la donna protagonista de La padrina, il nuovo film di Jean-Paul Salomé, appartiene a pieno diritto a questa schiera.
Patience Portefeu è figlia di immigrati algerini, in gioventù ha avuto una vita ricca di avventure per via dei lavori non propriamente legali del padre. Ora è una vedova, madre di due figlie e impiegata presso la polizia di Parigi, il suo compito è tradurre dall’arabo le intercettazioni telefoniche degli spacciatori. La morte del marito e la costosa casa di cure in cui la madre è ricoverata, hanno portato la donna a faticare con i pagamenti. L’occasione per il cambiamento arriva quando in un’intercettazione scopre che il figlio di una cara amica sta per essere arrestato perché corriere di un grosso carico di droga. Grazie al suo lavoro e alla sua scaltrezza Patience si metterà in moto, sia per salvaguardare il ragazzo, sia per mettere le mani sul prezioso carico, in un crescendo che la porterà a diventare La padrina, il nuovo boss del fumo di Parigi.
È interessante notare come l’ambiguità morale e legale che caratterizza la marjuana e il fumo (sono droghe ma leggere, sono punite ma non eccessivamente, in molti stati sono legali e in molti se ne fa uso anche se non lo si vuole ammettere) renda queste droghe perfette per essere protagoniste di una serie di commedie nere al femminile. Come in L’erba di Grace o nella serie Weeds, La padrina ha per protagonista una donna che si trova improvvisamente in un sottobosco criminale di cui inizialmente è estranea, ma che arriva con la furbizia e l’inganno a far suo. L’ironia di queste commedie nasce proprio dai contrasti: l’apparente candore di queste donne contro la spietata violenza del mondo criminale, la loro intelligenza contro la stupidità degli spacciatori e infine, non trascurabile, lo status sociale di partenza: una classe borghese in difficoltà economica contro un sottoproletariato povero, da sempre abituato ad arrabattarsi. […] In un insolito ruolo in una commedia, dove dimostra le sue ottime capacità recitative indipendentemente dal film, la Huppert è la ragione principale per cui vale la pena di vedere il film.
Gianluca Tana, Sentieri Selvaggi