Jersey Boys


07/11/2014 - 08/11/2014

Proiezione unica ore 21

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Che il legame di Clint Eastwood con la musica sia forte e profondo è noto, avendo egli stesso composto le colonne sonore di alcune sue pellicole e avendone girate due dedicate al jazz: il documentario The Piano Blues e il biopic di Charlie “Bird” Parker. Tuttavia, sulla carta, “Jersey Boys” sembrava condurre il nostro in una terra straniera. Intanto il film si basa su un musical, vincitore nel 2006 di sei Tony Awards, genere che non si direbbe congeniale all’ex ispettore Callaghan; in secondo luogo, il sound del gruppo protagonista The Four Seasons ha poco a che vedere con il west coast jazz tanto caro a Clint. Eppure Jersey Boys rappresenta una vera riuscita: vedendolo si capisce quanto il rock sia debitore del gospel e del blues; e Eastwood ha mano felicissima nel delineare il quadro d’epoca, ovvero lo spaccato italoamericano anni Cinquanta di Newark, con il suo ambiente piccolo borghese di onesti lavoratori da un lato e l’irrinunciabile patrocinio di un padrino dall’altro.

In spirito di aderenza al musical originario (scritto da Marshall Brickman e Rick Elice, anche sceneggiatori), il film ripercorre gli alti e bassi fra carriera e privato contrassegnanti la vita di Frankie Valli, la gran voce solista in falsetto del gruppo, e dei suoi compagni di ventura – dall’inaffidabile Tommy DeVito, chitarrista e piccolo gangster di quartiere, all’affidabile, concreto Bob Gaudio, autore delle tante loro hit, da Sherry a Big girls don’t cry – affidandosi per il racconto alle spesso discordanti versioni dei protagonisti. Con tranquilla sicurezza, Eastwood impagina lo spettacolo sul filo di deliziosi numeri musicali in una fotografia virata su toni ocra-marroni e senza mai fargli perdere, neppure nelle scene in esterni, il tono stilizzato. Ben assecondato da un cast che in buona parte è quello teatrale, a partire dall’ottimo Valli/John Lloyd Young; mentre DeVito è impersonato da Vincent Piazza, il Lucky Luciano della scorsesiana serie tv Boardwalk Empire, e il mafioso Gyp DeCarlo da un indovinato Christopher Walken.

Oggi che la musica preinvasione Beatles dei Four Season potrebbe apparire datata, l’intelligenza di Eastwood è di riproporla in un registro di affettuosa nostalgia, enfatizzando gli aspetti umani e valorizzando la raffinatezza degli arrangiamenti dietro l’apparenza di semplicità. Con un pizzico di ironia, ritmo e un’incantevole freschezza.

(Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa)

 

All’inizio (siamo nei primissimi anni Cinquanta) la battuta chiave del film: «C’erano tre modi per uscire dal quartiere: entravi nell’esercito e magari finivi ucciso; diventavi mafioso e magari finivi ammazzato; o diventavi famoso». (…)

Clint Eastwood, da sempre sensibile alla storia musicale del suo tempo e della sua giovinezza, ha raccontato quello che fu tra anni Cinquanta e Sessanta un gruppo pop di grande successo, prendendo le mosse dal musical omonimo che si replica da otto anni. Con lo stesso protagonista John Lloyd Young nel ruolo di Frankie. Con la partecipazione produttiva degli stessi Valli e Gaudio.

Nella cornice di un’affettuosa ricostruzione d’epoca, tra brillantina, impresentabili camicette bicolori e sfacciate cabrio pinnate dai colori accecanti, sfilano le canzoni che portarono i Four Seasons in vetta alle classifiche, con il loro sound accattivante e tramite la voce flautata di Frankie/John: Sherry, Big girls don’t cry, Bye bye baby e tante altre.

Lo sguardo di Clint accarezza l’epoca, i personaggi, le loro esibizioni in abiti sgargianti, senza troppo soffermarsi sull’ambiente e senza troppo approfondire lo sfondo sociale. Prevale una tonalità leggera, godibile e brillante: il personaggio di Walken è un mafioso da sophisticated comedy, non certo da film di Coppola o Scorsese. Si preferisce assecondare il ritmo musicale, anche con accorgimenti drammaturgici come i frequenti “a parte”, soprattutto della pecora nera Tommy ma anche degli altri, che di tanto in tanto sospendono la partecipazione del loro personaggio all’azione per rivolgersi al pubblico dando spiegazioni. Non sarà il Clint ruvido e sempre sorprendente (che preferiamo) di Million dollar baby anche di Gran Torino, ma sempre e comunque tanto di cappello.

(Paolo D’Agostini – La Repubblica)

 

Regia: Clint Eastwood; Interpreti: John Lloyd Young (Frank Valli), Erich Bergen (Bob Gaudio), Vincent Piazza (Tommy DeVito), Michael Lomenda (Nick Massi), Christopher Walken (Angelo “Gyp” DeCarlo), Mike Doyle (Bob Crewe), Renée Marino (Mary), Erica Piccininni (Lorraine), Freya Tingley (Francine Valli), James Madio (Stosh); Origine: USA; Anno: 2014; Sceneggiatura: Marshall Brickman, Rick Elice; Fotografia: Tom Stern; Musica: Bob Gaudio; Montaggio: Joel Cox, Gary Roach; Produzione: Clint Eastwood, Graham King, Robert Lorenz per Malpaso, GK Films, Warner Bros., Ratpac Entertainment; Distribuzione: Warner Bros. Entertainment Italia (2014); Durata: 134’