Il signore delle formiche

locandina il signore delle formiche


21/10/2022 - 22/10/2022

Proiezione unica ore 21

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Regia: Gianni Amelio
Interpreti: Luigi Lo Cascio - Aldo, Elio Germano - Ennio, Sara Serraiocco - Graziella, Leonardo Maltese - Ettore, Anna Caterina Antonacci - Maddalena, Rita Bosello - Susanna, Davide Vecchi - Riccardo, Maria Caleffi - Carla, Roberto Infurna - Manrico
Origine: Italia
Anno: 2021
Soggetto:
Sceneggiatura: Gianni Amelio, Edoardo Petti, Federico Fava
Fotografia: Luan Amelio
Musiche: Nicola Piovani
Montaggio: Simona Paggi
Produzione: IBC MOVIE
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 130


Amelio mostra i pugni, e lo fa con rabbia e determinazione. A dargliene l’occasione è la rievocazione del «caso Braibanti», il primo processo per plagio fatto in Italia nel 1968: sul banco un professore 45enne, Aldo Braibanti, accusato di aver «ridotto in totale stato di soggezione» il 25enne Giovanni Sanfratello, per due anni suo compagno e poi rapito, letteralmente, dalla famiglia che rinchiuse lui in un ospedale psichiatrico e denunciò Braibanti per «plagio», rispolverando un articolo del codice Rocco che i radicali riuscirono a far abolire solo molti anni dopo. Di fatto, però, l’accusa contro Braibanti era un modo ipocrita per attaccare la sua relazione omosessuale con Sanfratello, che certa opinione pubblica italiana leggeva ancora come uno scandalo imperdonabile. Questa storia Amelio la racconta in Il signore delle formiche (Braibanti era anche un apprezzato mirmecologo) rendendosi alcune libertà sui nomi — Giovanni diventa Ettore (Leonardo Maltese, candidato al premio Mastroianni per l’attore emergente), il fratello diventa Riccardo (Davide Vecchi), la madre Maddalena (Anna Caterina Antonacci) mentre Braibanti (un «pasoliniano» Luigi Lo Cascio) resta tale — ma mettendo bene in risalto i temi fondamentali. Anzi, la prima qualità del film sta proprio nella chiarezza cristallina con cui il regista ricostruisce il caso, dove quello che gli sta a cuore viene raccontato con cartesiana lucidità. Braibanti non diventa mai un santino, i suoi eccessi caratteriali sono raccontati senza filtri. Ma la stessa efficacia, Amelio (che firma la sceneggiatura con Edoardo Petti e Federico Fava) la mette nel restituire la mentalità fintamente comprensiva del presidente della corte (Alberto Cracco) o quella decisamente reazionaria del pubblico ministero (Valerio Binasco). Senza dimenticare di stigmatizzare la prudenza codina del Pci che emerge dai contrasti che ha col suo diplomaticissimo direttore proprio il giornalista dell’Unità incaricato di seguire il caso (un perfetto Elio Germano). Quello che ne esce, allora, è un film che va oltre il «caso Braibanti» per restituire il quadro di un’Italia che non sembrava accorgersi degli anni che passavano e che vedeva ancora l’omosessualità come una malattia da cui guarire (magari con gli elettroshock che subì Giovanni/Ettore). Un ritratto culturale e generazionale che Amelio conosce bene perché lo subì anche sulla propria pelle e che il film racconta senza una sbavatura, senza cedere al ricatto della lacrima o della rabbia.
Paolo Mereghetti, Il Corriere della sera

Oscar Wilde forse è il più famoso, ma non è l’unico omosessuale ad aver sofferto per un sistema legale arcaico. Ambientato negli anni sessanta, il film di Gianni Amelio riscopre
la storia di Aldo Braibanti, intellettuale italiano finito in prigione a causa della relazione consensuale con uno studente più giovane di lui. Un capitolo vergognoso della storia italiana rappresentato in modo elegante e straziante, anche grazie al nobile lavoro dei tre interpreti principali. L’Italia post-Berlusconi ha tanta strada da percorrere prima di poter affrontare il suo passato omofobico e Il signore delle formiche potrebbe segnare l’inizio di un’importante resa dei conti con la storia.
Jude Dry, Indie Wire – Internazionale