Il mistero Henri Pick


14/02/2020 - 15/02/2020

Proiezione unica ore 21

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Regia: Rémi Bezançon
Interpreti: Fabrice Luchini: Jean-Michel Rouche, Camille Cottin: Joséphine Pick, Alice Isaaz: Daphné Despero, Bastien Bouillon: Fred Koskas, Astrid Whettnall: Inès de Crécy, Josiane Stoléru: Madeleine Pick, Marc Fraize: Jean-Pierre Gourvec, Marie-Christine Orry: Magali Roze, Vincent Winterhalter: Gérard Despero, Louis Descols: Visconte d'Archiac, Philypa Phoenix: Wendy Bellamy, Annie Mercier: Bénédicte Le Floch, Florence Muller: Brigitte Rouche, Hanna Schygulla: Ludmila Blavitsky, Lyes Salem: Produttore televisivo
Origine: Francia
Anno: 2019
Soggetto: David Foenkinos (Il mistero Henri Pick)
Sceneggiatura: Rémi Bezançon, Vanessa Portal
Fotografia: Antoine Monod
Musiche: Laurent Perez del Mar
Montaggio: Valérie Deseine
Produzione:
Distribuzione: I Wonder
Durata: 100


Un film che stimola l’intelligenza e, allo stesso tempo, si segue come un giallo d’investigazione per vedere come va a finire? Questo Natale c’è e s’intitola Il mistero Henri Pick: mystery brillante dalla trama aperta a tutte le ipotesi, dove il reo da scoprire non è chi ha ucciso ma chi ha “scritto”. Durante un viaggio nel borgo bretone di Crozon, la giovane editor Daphné visita la sezione di una biblioteca unica nel suo genere, dove si custodiscono solo opere respinte dagli editori (ne esiste davvero una ed è a Vancouver). Qui scopre per caso un manoscritto che giudica un capolavoro: Le ultime ore di una storia d’ amore, romanzo sentimentale sullo sfondo della Russia di Puskin. La notizia è che sarebbe stato scritto da Henri Pick, un pizzaiolo deceduto da due anni, del tutto digiuno di cultura. Pubblicato, il libro va a ruba perché i media ci costruiscono su un “romanzo del romanzo” che seduce il pubblico. Non ci crede affatto, invece, Jean-Michel Rouche, noto animatore di una trasmissione culturale tv che, in diretta, afferma trattarsi di un’impostura. Così perde la moglie, il posto e la reputazione. Qui il film comincia a giocare con i codici del poliziesco. Rouche va in Bretagna per indagare di persona; inimicandosi tutto il paese. A cominciare dalla moglie e dalla figlia del pizzaiolo, Joséphine; la quale, contrariamente a papà, è un’amante della letteratura (ha chiamato il figlio Melville). L’insolito soggetto, proprio in quanto privo di credibilità, offre al film ottime occasioni. Innanzitutto il duello verbale tra Rouche e Joséphine; la quale a un certo punto, per desiderio di verità, diventa il Watson dell’improvvisato Sherlock Holmes. Il ping-pong verbale tra i due è scoppiettante, pieno di riferimenti giusti senza supponenza (La lettera rubata di Edgar A. Poe; il racconto di Henry James, Il carteggio Aspern). Poi, una trama coinvolgente, dove non sarà facile individuare il “colpevole”. Inoltre, una satira beffarda del milieu letterario, asservito al marketing e alla società dell’apparenza indipendentemente dal vero valore dei libri. Più che alla denuncia delle imposture, però, il film è interessato a mantenere il tono umoristico di un divertissement intelligente (meglio non perdere l’ultima inquadratura sui titoli di coda). Anche grazie al gioco di squadra della coppia Camille Cottin-Fabrice Luchini, visti insieme nella serie cult Chiami il mio agente! L’attore si diverte un mondo a impersonare un “carattere” scettico e pungente; ma, in fondo, il più dotato di onestà intellettuale. Vero è che lo ha già fatto in una quantità di film: però la parte gli calza a pennello e, di volta in volta, la interpreta sempre meglio.
Roberto Nepoti, La Repubblica

Metti che vuoi sfuggire al menu delle feste (fatto salvo Pinocchio manca per ora il titolo qualitativamente dominante) e spendere il prezzo del biglietto per concederti un bel viaggetto virtuale. Il cinema offre anche questa chance, da prendere al volo specialmente quando il tour fornisce una guida/protagonista del calibro di Fabrice Luchini, attore di poliedrico talento, impagabile charmeur, icona di una francesità preziosa antitetica a quella malevola tramandata abitualmente. È proprio il caso di Il mistero Henri Pick la cui sceneggiatura, coscritta dal regista Bezancon sulla base dell’omonimo bestseller di David Foenkinos (ed. italiana Mondadori), è quasi interamente ambientata sugli appartati, edenici e ventosi scenari balneari della cittadina e della penisola di Crozon appartenenti al dipartimento del Finistère (nomen omen) nel nord ovest della Bretagna: componente di non poco conto che, anzi, diventa il fulcro di un piccolo quanto gradevole giallo letterario in cui non si cerca l’assassino, bensì l’autore segreto di un bestseller. La produzione dell’esagono si dimostra, così, ancora una volta in grado di potere proporre numerosi prodotti fuori standard, estrosi, intelligenti e soprattutto basati su trame avvincenti ed esenti da tormenti apocalittici e/o predicozzi moralistici. Mettevi dunque comodi in poltrona: dopo avere rovistato nella saletta della locale biblioteca riservata – spunto formidabile – ai manoscritti rifiutati, una giovane e graziosa editor annuncia al mondo di avere scoperto lo struggente romanzo postumo Les dernières heures d’un amour del pizzaiolo Henri Pick passato a miglior vita da un biennio. Il successo è travolgente, le classifiche scalate: peccato che il celebre critico letterario e volto noto dei programmi televisivi culturali Rouche (Luchini) non creda affatto allo scoop e s’intesti a cercare a tutti i costi le prove di un presunto imbroglio. Le schermaglie tra l’altezzoso intellettuale parigino trasformatosi in una sorta di sornione doppione di Maigret e la sconcertata figlia Joséphine (la sensibile e credibile Cottin) del povero Pick che in vita non fu mai scoperto a leggere un libro o scrivere una riga sono il sale e pepe dell’abile mix tra dialoghi pungenti, scene madri sotto vuoto spinto e schizzi a margine di classici personaggi da commedia francese se non alla Balzac, quantomeno alla Chabrol. Giocando, appunto, con gli stereotipi della detective story, il regista riesce persino a fare intravedere un’armonia poetica tra le azioni e le decisioni di fatto superflue e destinate allo scacco dei protagonisti e i riflessi pietrosi, sfumati, grigioazzurri, vagamente malinconici degli inconfondibili paesaggi bretoni; mentre è più diretto lo scherno rivolto allo strano ma ricorrente paradosso che autorizza la maggior parte di noi a lasciarci cullare da fantasticherie chiaramente irrealizzabili nel momento stesso in cui giuriamo d’essere alla perenne ricerca di prosaiche verità e marmoree certezze.
Valerio Caprara, Il Mattino

Avvincente e originale thriller letterario tratto dal romanzo di David Foenkinos, Il mistero Henri Pick è interpretato da un impeccabile Fabrice Luchini, icona del cinema francese, che ancora una volta ci regala un personaggio eccentrico e arrogante, intellettualmente snob, ma profondamente umano e fragile in un film che è una dichiarazione d’amore ai libri e a chi ancora li legge.
Alessandra De Luca, Avvenire