Il diritto di contare


20/10/2017 - 21/10/2017

Proiezione unica ore 21

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Regia: Theodore Melfi
Interpreti: Taraji P. Henson - Katherine G. Johnson, Octavia Spencer - Dorothy Vaughn, Janelle Monáe - Mary Jackson, Kevin Costner - Al Harrison, Kirsten Dunst - Vivian Michael, Jim Parsons - Paul Stafford
Origine: Stati Uniti
Anno: 2017
Soggetto: tratto dal libro omonimo di Margot Lee Shetterly
Sceneggiatura: Allison Schroeder, Theodore Melfi
Fotografia: Mandy Walker
Musiche: Hans Zimmer, Pharrell Williams, Benjamin Wallfisch
Montaggio: Peter Teschner
Produzione: Chernin Entertainment, Levantine Films
Distribuzione: Twentieth Century Fox Italia
Durata: 127


Cinema obamiano: pellicole prodotte durante i due mandati del primo presidente nero Barack Obama, tra il 2009 e 2017, concentrate sui progressi sociali degli afroamericani in Usa. Alcuni esempi: 12 anni schiavo (2013), The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca (2013), Selma (2014). Rientra nella categoria Il diritto di contare, storia vera di tre afroamericane degli anni 60 impiegate dalla NASA nella cosiddetta corsa allo spazio contro gli agguerriti sovietici.
La vedova Katherine Johnson (Taraji P. Henson) è una matematica sopraffina, Mary Jackson (Janelle Monde) vorrebbe invece diventare il primo ingegnere aeronautico nero donna degli Stati Uniti mentre Dorothy Vaughan (Octavia Spencer) punta alla supervisione del reparto dei calcolatori dove forse darà del tu a enormi elaboratori IBM (scena memorabile in cui Dorothy seduce e incanta un computer). Sono lavoratrici, madri, mogli e amanti (il film si muove bene tra uffici e tinelli) ma soprattutto sono colorate e quindi devono percorrere 2 km per fare pipì nei lontanissimi bagni dei neri nonché bere un caffè etichettato in modo diverso da quello dei bianchi e sopportare paternalismi, sottovalutazioni e occhiatacce anche in un ambiente progressista come la NASA. Sembra più facile per loro viaggiare nel cielo che non avanzare sulla Terra.
Per fortuna c’è il direttore progressista Al Harrison (Kevin Costner con look identico al Jim Garrison di Jfk di Stone), il quale eliminerà le targhe dei bagni per neri prendendole a martellate e darà alla geniale Katherine la possibilità di partecipare alle riunioni con i generali del Pentagono in occasione delle storiche tre orbite intorno alla Terra di John Glen, pronto a eguagliare così Jurij Gagarin. Il senso del film è la condivisione patriottica della sfida spaziale all’URSS in cui i neri scattarono in alto insieme a tutte le altre etnie. Non potrebbe esserci concetto più obamiano, e distensivo, di questo.
Ispirato dalle pagine del libro di Margot Lee Shetterly, il bravo regista Melfi (suo l’interessante St. Vincent con protagonista un bianco rancoroso e misantropo con la faccia di Bill Murray) adatta, comprime e drammatizza come è necessario nel grande cinema popolare americano. Ne esce fuori un film compatto, piacevole e concreto nella sua missione. Divine le tre interpreti tra cui spicca la Henson di una Katherine adorabile nel suo zelo leggermente autistico (umilierà, alla lunga, un odioso nerd razzista) affiancata dalla matronale Spencer e dalla vivace Monáe (lei l’abbiamo ammirata anche nel Miglior Film agli Oscar 2017 Moonlight). Tre candidature agli ultimi Academy Awards ma nessuna vittoria. Grandi incassi in patria. Il filone obamiano si chiude qui. Esisterà il cinema trumpiano? Chissà.
Francesco Alò, Il Messaggero

Le figure nascoste del titolo originale (Hidden Figures) vengono dalla storia del progetto Nasa anni 50/60, tre donne con un problemino d’epoca: afroamericane nel dominio scientifico maschile e bianco. Una prodigiosa matematica, la responsabile dell’ufficio calcolatrici e un’aspirante ingegnere conquistarono fiducia e risultati definitivi. Dettagli di segregazionismo (bagni separati e un km per fare la pipì, biblioteca proibita) e pregiudizi sulla professionalità femminile (nel caso della matematica parliamo di un genio) convergono nell’avvincente lancio in orbita di Shepard (1961), ma sono le tre eroine in lotta per la supremazia dell’intelligenza a decidere la rivincita contro sessismo e razzismo. Biopic standard, ma preciso, studiato per segnare le offese tremende dei diritti salvando la lungimiranza dei bianchi buoni (il boss Costner), lascia intuire che fu anche peggio di quanto si possa immaginare. Premio simpatia alla Spencer, però la solista del trio è la Henson (la matematica Katherine Johnson, che oggi ha 96 anni e ha visto il film). Emoziona.
Silvio Danese, Il Giorno