Anna Frank e il diario segreto

Where is Anna Frank?


22/01/2023

Ore 15 e 17
€ 5,00 per tutti, soci e non soci

Acquista i biglietti


Regia: Ari Folman
Interpreti: Emily Carey - Anne Frank (voce, Ruby Stokes - Kitty (voce, Sebestian Croft - Peter van Daan (voce
Origine: Belgio
Anno: 2021
Soggetto:
Sceneggiatura: Ari Folman
Fotografia: Tristan Oliver
Musiche: Karen O. , Ben Goldwasser
Montaggio: Nili Feller
Produzione:
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 99


Amsterdam, a un anno da oggi. Nel museo dedicato ad Anna Frank un temporale infrange la teca nella quale è custodito il diario della ragazzina ebrea morta in un campo di concentramento dopo aver vissuto per oltre due anni nascosta con la sua famiglia nell’attico segreto di una palazzina della città olandese. Dalle pagine del diario liberato si materializza Kitty, l’amica immaginaria con cui Anna conversava in quel testo quasi epistolare. Kitty vede i visitatori del museo, fra cui un ladruncolo di nome Peter, ma loro non vedono lei, perché la ragazza diventa visibile solo fuori dalla casa-museo di Anne, e solo se ha con sé il diario della sua amica perduta. Da quel momento Kitty andrà in cerca di Anne, di cui non conosce il destino, aiutata da Peter, e a sua volta aiuterà Ava, una bambina immigrata che sta per essere cacciata dalla “polizia non tedesca” dalla casa occupata di Amsterdam dove si è rifugiata insieme alla sua famiglia. Il regista e sceneggiatore israeliano Ari Folman ripercorre la vicenda di Anna Frank attraverso continui salti fra il passato che Anna ha narrato nel suo celebre diario e il presente in cui Kitty si muove come un’investigatrice. Molte sono le domande ricorrenti: che cosa vuol dire essere ebreo? Qual è il messaggio lasciato da Anna, e quale rilevanza può (o dovrebbe) avere in una Amsterdam contemporanea dove la ragazzina ebrea è celebrata da un museo, una scuola, un ponte e un teatro, nonché una marea di libri e di performance cinematografiche e teatrali, ma dove i nazionalismi continuano e riemergere con forza e si accaniscono sulle nuove minoranze etniche? Folman, i cui nonni sono stati deportati verso i campi di concentramento nella stessa settimana in cui Anne e la sua famiglia hanno compiuto quel tragico viaggio, cerca di ricostruire attraverso un’animazione fantasmagorica la tragedia dell’Olocausto, fatta di figure nere gigantesche portatrici impassibili di morte e di calanchi in cui si incuneano i treni dei deportati. […] Anna, diventata “il più grande tesoro spirituale dell’Olanda dai tempi di Rembrandt”, viene tirata giù dal piedistallo dove l’agiografia contemporanea (e l’industria del turismo) l’hanno collocata suo malgrado, e riportata alla sua dimensione preadolescenziale anche giocosa e colorata di malizia. Il pregio della sceneggiatura è quello di non glissare sul rapporto conflittuale che Anna aveva con sua madre, né sulle sue curiosità sessuali (c’è persino un accenno ai genitali dei personaggi animati), né soprattutto sull’orrore cui la ragazzina è andata incontro. Il pregio dell’animazione è invece quello di lasciar librare l’immaginazione, che esce spesso dalla dimensione realistica per entrare in quella magica (anche dark).

Paola Casella, Mymovies.it

[…] Proposto e sostenuto dalla fondazione di Anna Frank di Basilea, Folman accettò di realizzare il doveroso cartoon quando venne a sapere che sugli ultimi treni che da Amsterdam andavano ad Auschwitz-Birkenau vennero deportati, nella stessa settimana, sia la famiglia di Anna Frank, sia i genitori del regista. Ci sono voluti otto anni per realizzare questa interessante pellicola, quasi 200 mila disegni, sculture e foto poi trasformate in personaggi in 2D, nonché set reali in 3D. Un grande e pregevole lavoro, appassionato e accurato, che ha coinvolto quattordici nazioni, i migliori Studios e i più grandi talenti nel campo dell’animazione di stampo artigianale. L’opera si ispira alla nobile eredità del padre di Anna Frank che, tornato dal campo di concentramento, dedicò la sua intera esistenza a esaudire i desideri della defunta figlia facendola diventare la più giovane scrittrice al mondo, ma seppe anche svolgere un’importante attività divulgativa e di trasmissione di conoscenze che trasformò l’Olocausto in un luogo di compassione nei confronti di tutti i bambini vittime di guerre (senza distinzione tra etnia e confessione religiosa), investendo i ricavati delle vendite del libro in organizzazioni umanitarie dedite all’aiuto di bambini in zone di guerra. La sceneggiatura ha la lodevole particolarità di collegare il passato al presente, e, lontano dal paragonare il genocidio degli ebrei di ieri con la condizione dei rifugiati di oggi, si pone come principale intento quello di (farci) onorare il passato provando pietà e compassione per il nostro presente. L’obiettivo didattico e pedagogico riesce così a compensarsi con l’idea di attualizzazione per meglio suscitare maggiori emozioni e riflessioni nel suo pubblico adolescente. Attraverso la forma narrativa del Diario di Anna Frank e l’immediato aspetto allegorico del film – che preserva l’autenticità del testo originario – descrive da parte una delle pagine più dolorose della nostra storia recente, dall’altra si invita alla ricerca morale, di vita, uguaglianza e libertà civile nel bieco, ottuso, insensibile e meschino mondo di oggi. Lo stile di regia che compie slanci immaginifici e visionari […] riesce a fondere l’umorismo e l’immaginazione tipica della famiglia Frank con il contesto reale, triste e doloroso della storia, evitando di far leva eccessivamente sia sugli aspetti commoventi, patetici, strazianti sia su quelli più distesi e leggeri; e così in questo equilibrio (in vero non sempre stabile) sa offrirci tutta l’autentica umanità di personaggi e vicende. […] Insomma, un bellissimo film d’animazione di cui si consiglia la visione (piacerà sia ai ragazzi, sia agli adulti), anche solo per riapprofondire il difficile tema dell’Olocausto nei suoi svariati aspetti.

Antonio Montefalcone, FilmTV