Le meraviglie


31/10/2014 - 01/11/2014

Proiezione unica ore 21

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Raccontare l’Utopia, i suoi sogni e i suoi errori e fallimenti. E raccontarla quando non è più di moda, quando ti devi interrogare sul suo senso, sulle sue ragioni, sulle sue fatiche: ecco la scommessa – vinta, diciamolo subito – di Alice Rohrwacher e del suo Le meraviglie, unico film italiano in concorso a Cannes. Accolto dalla stampa alla prima proiezione tra applausi e qualche fischio. Un film «fragile», «indifeso», che si offre «nudo e senza trucchi» agli occhi dello spettatore, come aveva detto la stessa regista al Corriere della Sera lo scorso 27 aprile, ma attraversato da una straordinaria fiducia nel cinema e nella sua capacità di saper mostrare e svelare le cose.

Ambientato in un presente indistinto, forse un passato prossimo come farebbe pensare la canzone di Ambra che tanto piace a una delle bambine, il film racconta la vita quotidiana di una famiglia allargata che vive al confine tra Toscana e Lazio producendo miele. C’è un padre dalle evidenti origini tedesche (Sam Louvyck), una madre che dev’essere vissuta a lungo in Francia (Alba Rohrwacher), quattro figlie dove spicca la maggiore, Gelsomina (Maria Alexandra Lungu), e un’ospite, Coco (Sabine Timoteo), di cui non si capiranno mai bene i legami, ma che aiuta a sottolineare la realtà aperta e non chiusa di quella famiglia. Allevano api, coltivano la terra e cercano di barcamenarsi tra regole igieniche europee e fatica quotidiana, inseguendo un ideale di indipendenza economica e rifiuto del consumismo che rimanda ad altre stagioni e altre ideologie.

Una vita sul filo di un difficile equilibrio, dove le convinzioni del padre spesso diventano imposizioni autoritarie, dove la sopportazione della madre non sempre significa comprensione e dove Gelsomina cerca di conciliare senso del dovere e sogni di fuga. A mettere in crisi quel mondo così residuale arriva il programma di una scalcinata televisione locale condotto dalla presentatrice Milly Catena (Monica Bellucci, bravissima) che promette «un sacco di soldi» al miglior produttore di prodotti alimentari locali. E che agli occhi di Gelsomina sembra fondere la speranza di un aiuto economico ma anche il sogno di una favola salvifica.

Lo spunto narrativo poteva trasformarsi nell’ennesimo melodramma famigliare di ribellione e rabbia e invece Alice Rohrwacher (che firma da sola anche la sceneggiatura) sceglie una strada meno appariscente ma più profonda e vera. Ricordandosi della lezione di Rossellini (quello di Europa ‘51, di Viaggio in Italia, del documentario sull’India) mette i suoi personaggi nella condizione di superare i limiti della finzione: la verità delle loro azioni non nasce dalle battute del dialogo o dalle trovate della sceneggiatura ma dalla capacità degli attori – tutti straordinari e straordinariamente diretti – di far proprie le motivazioni e le ragioni profonde dei personaggi per far nascere attraverso i corpi e i volti quello che poi la macchina da presa si incarica di selezionare e registrare. In questo modo lo spettatore è preso come per mano e portato dentro le situazioni (più che dentro la trama), capace di capire le esitazioni o gli slanci dei vari personaggi. L’angoscia di Gelsomina per non aver cambiato il bidone sotto la smielatrice mentre è bloccata in ospedale per una ferita della sorellina, il colpo di testa del padre che pensa di risolvere ogni cosa comprando il cammello che le sue figlie sognavano da piccole, il calore protettivo ma anche soffocante che i corpi stretti sotto una coperta possono offrire, sono alcuni dei momenti in cui Le meraviglie coglie la verità contraddittoria del reale. Senza per questo nascondere i limiti e le ambizioni dell’Utopia, un sogno che era giusto per i padri ma può diventare problematico per i figli. Ma di cui, come dice l’ultima battuta del film, bisognerà comunque conservare e nascondere un qualche componente segreto perché possa essere trasmesso anche alle generazioni successive.

(Paolo Mereghetti – Il Corriere della Sera)

 

Regia: Alice Rohrwacher; Interpreti: Maria Alexandra Lungu (Gelsomina), Sam Louwyck (Wolfgang), Alba Rohrwacher (Angelica), Sabine Timoteo (Cocò), Agnese Graziani (Marinella), Luis Huilca Logroño (Martin), Eva Morrow (Caterina), Maris Stella Morrow (Luna), Margarethe Tiesel (Rappresentante “Second Life”), Andre M. Hennicke (Adrian); Origine: Italia, Svizzera, Germania; Anno: 2014; Sceneggiatura: Alice Rohrwacher; Fotografia: Hélène Louvart; Musica: Piero Crucitti; Montaggio: Marco Spoletini; Produzione: Carlo Cresto-Dina, Karl “Baumi” Baumgartner, Tiziana Soudani, Michael Weber per Tempesta con RAI Cinema, in coproduzione con Amka Films Produktions, Pola Pandora Filmproduktions, RSI, Radiotelevisione Svizzera SRG SSR, ZDF/Das kleine Fernsehspiehl; Distribuzione: BIM (2014); Durata: 111’