Grand Budapest Hotel


10/10/2014 - 11/10/2014

Proiezione unica ore 21

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Un paese che non esiste, una specie di Mitteleuropa a fumetti sognata dal regista dei Tenenbaum nel suo stile sgargiante e inconfondibile. Un racconto a scatole cinesi che inizia ai giorni nostri e torna fino agli anni Trenta, perché anche se il tono è lieve, i colori accesi, le star innumerevoli, questa favola piena di humour e di azione parla di memoria, di trasmissione del sapere, insomma di eredità. Un film dal tono volutamente infantile, ma chiazzato di sesso e di morte, come se solo così il texano Wes Anderson potesse appropriarsi dei lati più oscuri di un’epoca che come i tre quarti del pubblico di oggi conosce solo grazie a libri, film, foto, disegni. Se la Berlinale cercava un lavoro divertente e pensoso, frivolo e malinconico, in bilico fra due epoche e due mondi, Grand Budapest Hotel era il titolo ideale per aprire un festival che come il mondo oggi guarda a Oriente, ma non può dimenticare la propria storia. E poi questa favola di Anderson, girata tra gli studios berlinesi di Babelsberg e le architetture gotiche di Gorlitz, è un trionfo di invenzioni e divertimento che sospende ogni cosa, a partire dall’immaginaria repubblica di Zubrowska, nel regno della fantasia. Ma senza mai dimenticare la realtà: dopo i fasti della Belle Epoque quell’immenso albergo termale sospeso tra i picchi dei Sudeti ha conosciuto le offese della guerra, le ingiurie del nazismo, il grigiore del socialismo reale. Ma ha anche visto le avventure del tenero Gustave (Ralph Fiennes), maître d’hotel sempre impeccabile e molto disponibile con le clienti più attempate, dunque nominato erede universale da una contessa devota e decrepita (una irriconoscibile Tilda Swinton). […] In un crescendo di avventure, stramberie, invenzioni visive, che incanterà chi ama il regista di Moonrise Kingdom e Fantastic Mr. Fox. Ed ecco, fra inseguimenti di ogni sorta (auto, treni, moto, sci, slitte, funivie), confraternite internazionali di maître d’hotel, complotti e delitti sempre compiuti con massima eleganza e velocità, affacciarsi un plotone di divi, in ruoli anche piccolissimi ma tutti da assaporare, come i pasticcini confezionati dalla candida Saoirse Ronan, così belli e inviolabili che servono a introdurre in carcere ferri da evasione. Mentre tutto intorno, truccati e avvolti nei costumi inarrivabili di Milena Canonero, sfilano per il nostro divertimento Willem Dafoe protonazi con ghigno da uomo lupo, Jeff Goldblum avvocato azzimato, Adrien Brody avido erede, Edward Norton sbirro sensibile, Harvey Ketitel galeotto pelato e tatuato. Tutti sospesi allo sguardo innocente di un debuttante assoluto, il giovanissimo lobby boy Tony Revolori, che da vecchio diventerà F. Murray Abraham. Una festa.

(Fabio Ferzetti – Il Messaggero)

 

film è dedicato a Stefan Zweig, scrittore austriaco tra i più universalmente noti tra gli anni Venti e Trenta. Animato da un convinto pacifismo si vide bruciare nel 1933 ciò che aveva scritto dai nazisti. È alle sue opere (tra cui un solo romanzo) che il regista ha dichiarato di ispirarsi per questo ennesimo viaggio in un mondo tanto immaginario quanto affollato di riferimenti alla realtà. (…) Come il Chaplin de Il grande dittatore e il già citato Lubitsch di Vogliamo vivere Anderson vuole farci sorridere delle innumerevoli avventure a cui sottopone i suoi protagonisti. Questo però non cancella, anzi accentua, la riflessione su quelle frontiere che troppo a lungo in Europa hanno costituito punti di non ritorno per decine di migliaia di persone arrestate e fatte sparire e oggi si ripresentano con altre modalità meno tragicamente evidenti ma sempre fondamentalmente ostili.
Questo film però vuole essere anche, fin dal suo tanto astratto quanto acutamente lieve inizio, una riflessione sull’arte del narrare. Un’arte che può permettersi di parlare della realtà profittando di quanto di meno realistico si possa escogitare. Le stanze del Grand Budapest Hotel sono innumerevoli quanti i personaggi che le abitano o vi entrano anche solo per un’inquadratura. L’instancabile e vivace fantasia di Anderson possiede la chiave di ognuna di esse.

(Giancarlo Zappoli – Mymovies.it)

Regia: Wes Anderson; Interpreti: Ralph Fiennes (Gustave H), Tony Revolori (Zero), F. Murray Abraham (Mr. Moustafa), Mathieu Amalric (Serge X.), Adrien Brody (Dmitri), Willem Dafoe (Jopling), Jeff Goldblum (Deputato Kovacs), Harvey Keitel (Ludwig), Jude Law (Giovane scrittore), Bill Murray (M. Ivan); Origine: Gran Bretagna, Germania; Anno: 2014; Sceneggiatura: Wes Anderson; Fotografia: Robert D. Yeoman; Musica: Alexandre Desplat; Montaggio: Barney Pilling; Produzione: Wes Anderson, Scott Rudin, Steven Rales, Jeremy Dawson per American Empirical Pictures, Indian Paintbrush, Scott Rudin Productions, Studio Babelsberg; Distribuzione: 20th Century Fox Italia (2014); Durata: 100’