Barbecue


14/11/2014 - 15/11/2014

Proiezione unica ore 21

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Il canovaccio è ben noto e denota ormai un sottogenere del cinema francese (Piccole bugie tra amici di Guillaume Canet su tutti, ma anche E se vivessimo tutti insieme? sul fronte senile), un po’ Amici miei e molto II grande freddo: riunioni tra amici, rivalità latenti che esplodono, una malattia come fattore scatenante, un profluvio di canzoni celebri. Eric Lavaine (Bienvenue à bord e Poltergay tra le sue precedenti regie) si schiera decisamente sul versante commedia e, sorpresa, ci rendiamo conto che, vuoi per il minimalismo delle gag, vuoi per un’autoindulgenza di fondo, siamo poco distanti dagli stilemi del cinema italiano nel bene e nel male. Protagonista di Barbecue è Antoine, che per i cinquant’anni si regala un bell’infarto, non prima di averci fatto conoscere (letteralmente: raccontandosi agli spettatori) le coordinate della propria vita: gli amici di sempre, una moglie energica e ancora attraente, frequenti scappatelle e una vita sana e sportiva, che pure non gli risparmierà il coccolone. Al quale reagisce smettendo di “fare attenzione”: bere e mangiare a piacimento, trascurare il lavoro e riservare agli amici una sincerità disarmante, a tratti corrosiva. Il gruppo fin troppo assortito si ritrova, sempre coordinato da Antoine, in una sontuosa villa con piscina per le vacanze estive, al termine delle quali nessuno sarà più come prima: Baptiste, che ancora sbava dietro alla ex moglie Olivia, rude e tifosissima di calcio; Yves, l’amico di sempre, ciarliero e rassicurante; Laurent il fragile, speculatore edilizio sull’orlo del fallimento assistito con mille stratagemmi dagli amici; Jean-Michel, meccanico sempliciotto che non osa avvicinare una donna. E poi Véronique, moglie del protagonista preoccupata per il suo nuovo modus vivendi, e le altre coniugi che fanno da pendant alla narrazione. Gag semplici assistono svolte narrative prevedibili, che fanno leva sulla simpatia di personaggi e interpreti guidati dall’istrione Lambert Wilson, fino al finale consolatorio.

(Mario Mazzetti – Vivilcinema)

(…) Anche gli amici hanno i loro problemi: il perfettino Yves si consuma nella competizione con Antoine mentre la moglie Laure insegue il sogno dell’eterna giovinezza; Olivia e Batiste hanno appena divorziato e si fanno i dispetti a vicenda; Laurent ha problemi di lavoro e ne tiene all’oscuro la moglie Nathalie. L’unico sereno è Jean Michel, un meccanico che non fa parte dell’alta borghesia come il resto del gruppo, né può vantare un rapporto di coppia più o meno soddisfacente, ma conserva una saggezza e una gentilezza d’animo che mettono in ombra tutti i suoi amici. La commedia corale è un genere a sé nel cinema francese, e Barbecue nasce sull’onda dell’enorme successo di Piccole bugie tra amici, scritto e diretto da Guillaume Canet, che in Francia è stato campione d’incassi: anche quello iniziava con un incidente dalle conseguenze mediche importanti, e si sviluppava nel corso di una vacanza di gruppo fra ricchi professionisti legati da un rapporto pluridecennale.

Qui l’età media dei protagonisti è più alta e c’è più ironia (compreso un finale che è un riferimento esplicito, e irriverente, al film di Canet) e, come si conviene ad una commedia corale francese, le parole si sprecano: la verbosità di tutti i componenti del gruppo diventa la cifra stilistica del racconto. Si straparla, ci si parla addosso, o contro, si sparano battute a raffica, ci si prende in giro con quella familiarità benevola e crudele che caratterizza le amicizie di lunga data. E naturalmente si procede dritti verso una “cena delle beffe” in cui si scoprono numerosi altarini ed esplodono conflitti e riconciliazioni.

Noi spettatori siamo invitati ad ascoltare, anzi ad origliare, quel gruppo: si ride della vecchiaia, del narcisismo maschile e femminile, della crisi, e soprattutto si cazzeggia a oltranza. Se tutto questo sia piacevole o irritante dipende da quanto si apprezza quel certo modo molto francese di impostare le interazioni cinematografiche come interminabili dissertazioni più o meno salaci. Tanto più che qui, al contrario che in Piccole bugie fra amici, le emozioni sono trattenute, per lasciare il posto ad un leggero disincanto intellettuale. Al di sopra delle critiche, in ogni caso, il cast al completo, da Lambert Wilson in un ruolo profondamente autoironico, a Florence Foresti in quello della neodivorziata Olivia a Lionel Abelanski, che molti ricordano per la sua straziante interpretazione in Train de vie, qui nei panni di Laurent.

(Paola Casella – Mymovies)

 

Regia: Eric Lavaine; Interpreti: Lambert Wilson (Antoine), Franck Dubosc (Baptiste), Florence Foresti (Olivia), Guillaume de Tonquedec (Yves), Lionel Abelanski (Laurent), Jérôme Commandeur (Jean-Michel), Sophie Duez (Véronique), Lysiane Meis (Laure); Origine: Francia; Anno: 2014; Sceneggiatura: Eric Lavaine, Héctor Cabello Reyes; Fotografia: François Hernandez; Musica: Gregory Louis, Romain Tranchart; Montaggio: Vincent Zuffranieri; Produzione: Same Player in coproduzione con Studiocanal, TF1 Films Production; Distribuzione: Academy Two (2014); Durata: 98’